Aouille (Becca dell’) Via Ferrata Bethaz-Bovard

Aouille (Becca dell’) Via Ferrata Bethaz-Bovard
La gita
pertinax
5 10/07/2010

Questa particolarissima ferrata merita alcune considerazioni. Innanzi tutto, è vero ciò di cui si lamentano in molti: troppo, troppo ferro. Se i tracciatori volevano entrare in qualche guinness dei primati, probabilmente ci sono riusciti, ma dei 1850 (!!!) scalini infissi nella roccia, almeno la metà andrebbe eliminata. Addirittura, spesso tale ridondanza è d’impiccio (quando non è ridicola). Inoltre, nasce il sospetto che gli artefici non fossero dei grandi esperti nell’approntare vie ferrate, poiché in diversi casi il cavo di sicurezza passa all’interno dei gradini (!!!), o segue strane traiettorie, dando fastidio ai movimenti; certe uscite, poi, sono assai mal protette, perché il cavo termina anticipatamente e, in caso di bagnato, la faccenda potrebbe diventare pericolosa. Inoltre, l’ultimo troncone del percorso è, al contrario del resto, scarsamente provvisto di ferri (il che rende finalmente gustosa la salita). Il sospetto sull’inesperienza dei tracciatori si fa più concreto quando si affronta, in particolare, la lunghissima scala verticale del terzo settore: come si nota anche nelle foto, il cavo di sicurezza è piuttosto teso tra un ancoraggio e l’altro. In caso di caduta (e, come possono confermare alcuni “gulliveriani”, seppur qualche rara volta purtroppo si cade….) i moschettoni delle longe si troverebbero a subire un impatto violentissimo contro i chiodi di frazionamento, potenzialmente distruttivo (e letale). E’ dunque consigliabile disporre di un rimando o di una fettuccia lunga munita di moschettone, con la quale assicurarsi agli scalini più alti durante la progressione, poiché il cavo dei frazionamenti non offre un’adeguata protezione.
Considerato anche il lungo elenco di guide alpine locali presente sul tabellone esplicativo posto all’inizio della ferrata, vien dunque da pensare che la Bethaz-Bovard sia stata concepita un po’ frettolosamente per portare i clienti a sperimentare qualche “emozione forte”: anche il “cumenda” urbano qui può vivere la sua avventura senza stroncarsi, almeno nei due settori iniziali, e pensare di aver compiuto l’impresa. I due tronconi terminali paiono invece concepiti per chi di esperienza già ne ha. Tuttavia, ribadisco, la realizzazione di questa via ferrata è suscettibile di ampie critiche (e miglioramenti).
Detto ciò, la Bethaz-Bovard vale comunque la pena di essere affrontata e con adeguato rispetto. Gli scenari naturali sono superbi; via via che si sale l’impressione è quella di una vera e propria escursione alpinistica; alcuni passaggi (un paio strapiombanti) sono tutt’altro che banali e piuttosto impegnativi fisicamente; l’impressionante scala verticale del terzo tratto (un centinaio di metri di dislivello!!!) garantisce senso del vuoto e qualche emozione forte; la cresta sommitale è assai aerea e piuttosto adrenalinica. Inoltre, il dispendio energetico, soprattutto in una giornata calda (fondamentale disporre di una buona scorta d’acqua, almeno 2 litri e mezzo), è tutt’altro che da sottovalutare: si tratta pur sempre di salire per 4, 4 ore e mezza, superando oltre 1100 metri complessivi di dislivello, con un rientro su sentieri piuttosto ripidi che richiede non meno di 2 ore e mezza. Non fosse che per queste ragioni, la classificazione PD mi pare fuori luogo e proporrei comunque un bel D, o almeno un D-.
In definitiva, la Bethaz-Bovard è una ferrata atipica ma comunque da sperimentare.
Percorsa come di consueto con l’amico Sax, che ha dato grande prova di sé, anche sotto la potente grandinata che ci ha colti ormai sulla via del rientro. All’andata, invece, emozionante è stato l’incontro con una maestosa aquila, che ci ha sorvolato a distanza piuttosto ravvicinata, facendo onore al nome della montagna.
PS Immagino che le mie critiche potranno indispettire qualcuno in Valgrisenche, ma penso che l’incolumità del ferratista vada sempre posta al di sopra di qualsiasi altra considerazione.

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