Noi abbiamo attaccato alla base del gran diedro per una placca di 5c con un passo di 6a a meta’, fino a una sosta all’interno del diedro. Impensabile attaccare il muro di 6b di poco piu’ a dx quantunque ben spittato senza un minimo di preriscaldamento. Non va dimenticato che il tracciato pur avendo tutti i connotati di una via da falesia, e’ stata concepita e realizzata in ambiente d’alta montagna, particolarmente severo all’ombra delle Jorasses, con la vetta che sfiora i 3000m., e corde fisse come per accedere al bivacco, cosi anche per l’attacco della via, un approccio nell’insieme complesso e a dir poco faticoso.
Intrapreso da L1 cosi raggiunto (sicuramente riferito ad altra via) a salire l’aggettante faccia dx del gran diedro, la successione di spit (gli unici), che vedevamo dalla sosta.
Spittatura comunque ravvicinata e tale da consentire di azzerare un minimo le difficolta’, a nostro giudizio nell’ordine del 6b.
A un certo punto nasce l’equivoco, spit piu’ nessuno a indicare la linea da seguire. Diritto impossibile per un enorme tetto incombente, a sx la liscia e verticale faccia destra del diedro, nessuna protezione a far capire che su di qu’ non si sale. Non resta che ascendere alla destra, rimontare una rampa (friend medio per uscire), e scoprire che ci eravamo ricongiunti alla via come da relazione di camptocamp, che seguiremo fedelmente fino in vetta.
Via nel complesso molto dura per quanto ben protetta, di un eccellente granito, non manca negli abbattimenti tra un tiro e l’altro roba che muove.
Le lunghezze non vanno mai oltre i 30 /35 metri di sviluppo. Sufficienti 8 /10 rinvii . Non serve integrare, si risolve il tutto grazie all’abbondanza di spit a garantire la sicurezza in ciascun singolo passaggio.