Fatta la Jori originale. Vione davvero notevole sulla parete più lunga delle Dolomiti. 1600 metri di scalata, 1600 metri che sembrano finire mai. Come è stato scritto qui, la parete, immensa, sembra inghiottirti e solo dopo ore di scalata riesci a uscire sulla cresta sommitale. La via va cercata passo passo, cercando il facile nel difficile, i chiodi in via pochissimi (credo una quindicina soste comprese), la ritirata pressoché impossibile. Sbalorditivo pensare all’anno di apertura, 1921, dove i primi salitori, senza essere sicuri di dove passare, senza possibilità di essere salvati, partirono con 4 chiodi e basta..I gradi della via non dicono nulla, sono iper compressi e psicologicamente impegnativi. Spesso ci si trova su placche verticali, di roccia non sempre solida, con chiodatura assente e non integrabile per metri e metri e metri..oppure in camini strapiombanti e umidi. In particolare abbiamo fatto un camino dove per uscire siamo dovuti letteralmente strisciare in orizzontale. Una via complessa e impegnativa, personalmente l’ho trovata molto più impegnativa di tante altre grandi classiche dolomitiche dell’epoca, come ad esempio la Solleder in Civetta, che è molto più chiodata e logica. La via ha circa una ripetizione all’anno. Portare qualche chiodo per emergenza, raddoppiare i friend fino al 2 e portare un 4. La via diventa molto più logica e individuabile nella seconda parte, dalla cengia mediana in su. Quando finite i camini l’uscita non è così facilmente individuabile. Arrivati sotto una parete grigia strapiombante, l’originale va a sx ma è ormai uso uscire a dx (uscita non segnata sulla foto che ho messo). Si individua una grotta e per una rampa (chiodi) si esce verso lo spigolo dell’Agner. Grazie a Stefano Santomaso per le precise info sulle condizioni della via e alla ragazza che la domenica sera ci ha dato un passaggio per tornare all’auto.