Adamello (Monte) dal Ponte del Guat per il Rifugio Gnutti e la Via Terzulli

Adamello (Monte) dal Ponte del Guat per il Rifugio Gnutti e la Via Terzulli
La gita
andrea81
5 18/07/2022
Accesso stradale
strada molto stretta e tortuosa ma con buon asfalto. ampio parcheggio ma nei week end molto affollato

Salita spezzata in due giorni, arrivando domenica sera al rifugio Gnutti (1h 30′ con calma su buon sentiero, molto ripido nei tratti della scala Miller).
Rifugio piccolo ma accogliente, buona gestione.
Partenza alle 4.30 del mattino per l’Adamello, il sentiero della Val Miller è ben indicato anche se non scorrevole per la continua presenza di massi. La prima parte della morena da salire è molto ripida ma su traccia di fondo terroso/erboso, poi si accede alla seconda fascia, pietrosa, dove conviene già indossare il casco perchè si salire ripidamente una zona di pietre poco stabili: ci sono diverse tracce ed ometti, il consiglio è di tenersi subito in alto sulla destra costeggiando una paretina dove poi si trova il percorso con fondo meno insidioso.
Giunti alla base del sentiero attrezzato Terzulli ci mettiamo imbrago e set da ferrata per affrontare subito le prime catene. Da rimarcare che non è una ferrata, quindi le catene sono solo nei tratti indispensabili e comunque in salita ci si può divertire usando le mani su ottimo granito ricco di appigli. In discesa alcuni passaggi saranno non banali (placche poco appigliate) nonostante la presenza delle catene.
Si alternano tratti di cammino e facile arrampicata non protetta ad altre catene, finchè si arriva al Passo dell’Adamello con davanti l’imponente muro del ghiacciaio.
Cautela per scendere al ghiacciaio per il breve pendio di massi instabili, poi calziamo i ramponi, indispensabili nonostante la scarsa pendenza a causa del ghiaccio vivo che ricopre tutta la superficie (condizioni pietose da fine settembre).
Il percorso migliore per i 10′ in cui si pesta ghiaccio si snoda in una valletta quasi pianeggiante, sotto il bivacco Ugolini, ma occorre stare a debita distanza (a destra) dalla parete che scarica continuamente pietre anche di grosse dimensioni.
Terminato il ghiacciaio si attacca la paretina (non segnalato il punto, identificare una vena di granito più chiaro) che porterà nel pendio superiore e poi in cresta: facili e divertenti passi di I, mai esposti, via via spostandosi in diagonale verso destra.
Quando si giunge nei pressi della cresta la si segue senza particolari difficoltà sempre destreggiandosi tra pietraie e qualche traccia di sentiero, giungendo alla cima che si vede soltanto alla fine.
La discesa per la complessità del percorso, specie per chi non è abituato a camminare fuori sentiero o su pietraie si rivela decisamente lunga e faticosa, noi siamo scesi con tutta calma dato che avremmo poi pernottato al Rifugio Gnutti. Tratto di catene come detto non banale in discesa, abbiamo visto qualcuno scendere legato in conserva oltre all’assicurazione con le longe.

Bellissima salita, varia ed appagante, con l’affascinante ma allo stesso tempo inquietante vista dell’enorme ghiacciaio in estrema sofferenza.
Con Mary e Stefano, oggi una dozzina di persone oltre a noi, sicuramente da evitare nei week end per il grande affollamento.

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