Stupenda salita. Partiti il pomeriggio del 22 per arrivare ad Ailefroide verso le 18.30 e da qui in un paio
d’ore al rifugio. Spaddi caldo ma insofferente per emicrania lungo l’avvicinamento, il giorno dopo, durante
la discesa, non riconoscerà nemmeno i passaggi fatti lungo la salita. Al Selé accoglienza top: no luci, si parla
solo francese e c’è un ambiente da vera montagna, con pochi alpinisti nodosi e un’aura da grandi salite.
Partiamo con calma la mattina, tanto la parete va al sole tardi. In un paio d’ore scarse arriviamo all’attacco,
estasiati dalla bellezza dell’ambiente. La spaccatura del Coup de Sabre è lì a due passi e fa impressione.
Parte Spaddi che si deve sorbire il primo tiro con temperature basse e mani come non averle, ma ha sangue
freddo e arriva in sosta col cuore. Il sole ci bacia dal secondo tiro, ma intanto i nostri ritmi sono stati
piuttosto lenti. Man mano che si sale la bellezza dei tiri aumenta progressivamente, è una scalata
straordinaria. Secondo, terzo e quarto tiro facili e bellissimi. Quinto, sesto e settimo tiro richiedono
maggiore impegno e regalano gran divertimento, c’è sempre da cercare la linea, integrare, scalare con
esposizione. Mi tocca il tiro chiave che avrei lasciato volentieri al mio socio, più forte, ma lui mi spinge ad
andare e ne esce una delle lunghezze più belle di quest’estate. Bisogna incastrare e incastrarsi,
proteggendo su passi aleatori che non hanno nulla da invidiare alle fessure del caporal.
Poi procediamo veloci fino in cima e assaporiamo fino all’ultimo la bellezza di questa parete. Le calate
richiedono un po’ di tempo ma riusciamo ad arrivare comunque al rifugio prima del buio, e da qui alla
macchina. Belli stanchini, ma che scalata! Una via che non ha nulla da invidiare, per bellezza, agli svizzeri del
gran cap, ma decisamente più difficile.
Se questi sono gli Ecrins, ci torneremo ben volentieri