- Accesso stradale
- ok. Parcheggiando alle 5, non abbiamo dovuto pagare
Il Team Ridiculous si cimenta in questa bella via d’avventura, varia e divertente per il suo carattere esplorativo (un po’ meno divertente, ma si sa, per la qualità della roccia). Una salita entrata nel mito, ripetuta da nomi del calibro di Patrick Bérhault, Patrick Gabarrou, Gianni Comino, Stéphane Benoist, Marc Gamio, Yannick Graziani, Isidoro Meneghin, Marco Bernardi, Guido Ghigo…
Abbiamo attaccato alle h 7, alle h 16 ne siamo usciti, h 18 auto.
Come relazione, abbiamo unito questa di Gulliver con quella del blog di Pietro Godani e lo schema di Stéphane Benoist. L’attacco è evidente, nel diedrino a sinistra della colata nera (chiodo con cordone).
Si scala spesso in modalità “appenninica”, non disdegnando anche i fili d’erba e le zolle terrose. Ovviamente la roccia richiede sempre attenzione, con una qualità a tratti orrenda e a tratti perfino ottima, come nella canna fumaria. Il muretto iniziale del tiro del pilastrino può essere un buon 6c di placca (in questo caso, su roccia compatta), ma proteggibile solo dopo una decina di metri. Non si può più staffare su cliff (come già relazionato, è venuta via la scaglia) per agguantare con le mani la prima lista decente.
Sul diedro erboso dopo la canna fumaria, un intero blocco delle dimensioni di un grosso zaino mi s’è staccato, provocando un volo su un friend fortunatamente ben posizionato…
Son tante le emozioni nel ripercorrere quest’avventura, ritrovando nelle fessure ancora alcuni dei 45 cunei di legno dei primi salitori e toccando con mano i punti iconici di questa via entrata nel mito: il cespuglio piovra, la grotta del primo bivacco, il pilastrino della piramide umana, la “barriera” di ortiche, il guano e la canna fumaria, il contorto pino nano (lo scarason, appunto)…
Come materiali avevamo: due mezze da 60 m, martello e chiodi (mai usati), qualche nut piccolo, friend dai micro al nr. 3 BD (è stato indispensabile in diverse occasioni) doppiando i piccoli e medi.