
La via Vaccarone risulta essere solo molto raramente ripetuta ed è riservata agli amanti del genere con una discreta esperienza alpinistica.
Materiale consigliato: Picozza (non indispensabile) e ramponi per avvicinamento e discesa. Per la salita qualche cordino e 3 o 4 nut medio grandi possono essere sufficienti.
Nota.
L’attacco della Vaccarone può essere raggiunto anche dal Vittorio Emanuele II attraverso il colle del Gran Paradiso. Il tempo necessario per arrivare alla parete è confrontabile con quello richiesto passando dal bivacco Ivrea e si ha il vantaggio di pernottare in un comodo rifugio. Inoltre il rientro sarà più semplice perché località di partenza ed di arrivo coincideranno.
Tuttavia questo avvicinamento, oltre ad essere antistorico, non permetterà di godere della selvaggia solitudine del versante Piemontese del Gran Paradiso che è il perfetto completamento della altrettanto selvaggia salita che si va ad affrontare.
Dato che il rientro più semplice è sul versante Aostano del Gran Paradiso (Pont Valsavarache), da un punto di vista logistico può essere particolarmente vantaggioso utilizzare i mezzi pubblici per arrivare a Noasca (bus da Torino o da Ivrea con cambio a Pont Canavese). Al ritorno sarà così sufficiente prendere il bus da Pont Valsavaranche per Aosta e da qui rientrare in treno.
Primo giorno.
Per raggiungere il bivacco Ivrea esistono numerosi itinerari anche più brevi e veloci rispetto a quello proposto.
Tuttavia, se ci si vuole realmente immergere nelle atmosfere della montagna del tempo che fu, si consiglia di accedere al bivacco seguendo l’itinerario classico da Noasca.
Dalla piazza del paese si gira dietro la chiesa dove ha inizio il sentiero n. 458 che passa all’Alpe Scialier, quella di Lavassa e quindi arriva al rifugio Noaschetta (1.550 m, solitamente non gestito e chiuso).
Qui si entra nel vallone di Noaschetta vero e proprio e, tenendosi sulla sinistra idrografica del fiume, si superano l’alpe Arculà (Casotto PNGP) e successivamente i ruderi dell’alpe la Bruna posti in uno spettacolare pianoro (2.473 m).
Poco dopo ci si sposta sulla destra del fiume e si prosegue fino ad altri ruderi, quelli d’Alpe la Motta, per poi risalire un pendio morenico fino al piano in fondo al quale sorge il Bivacco (2771 m).
Tutto il percorso è su un sentiero sterrato ben segnalato che per lunghi tratti segue i resti della antica strada reale di caccia.
Secondo giorno.
Si continua a salire oltre il bivacco per tracce di passaggio abbastanza evidenti in direzione NW attraversando pietraie ed eventualmente macchie di neve fino a raggiungere quello che resta del ghiacciaio di Noaschetta.
Lo si attraversa spostandosi verso il colle del Gran Paradiso passando sotto l’imponente bastionata rocciosa che va dalla punta Ceresole fino alla Becca di Moncorvè. Arrivati sulla verticale del ghiacciaio dell’Ape si risale il conoide di slavina che si forma alla base del colatoio che scende dal sovrastante ghiaccio sospeso.
Qui (approssimativamente 3400 m), su rocce levigate, attacca la via (chiodo) e nei prima 30-40 metri si concentrano le principali difficoltà di tutta la salita (alcuni passaggi di IV, un paio di chiodi). Probabilmente esse non furono affrontate dai primi salitori in quanto a fine ‘800 il ghiacciaio arrivava certamente molto più in alto.
Si continua tenendosi sempre a sinistra del colatoio lungo rocce gradonate per circa altre cinque lunghezze di corda fino ad arrivare poco sotto la base del ghiacciaio dell’Ape.
In questo tratto l’itinerario è abbastanza logico, di difficoltà modesta (mediamente II grado con un isolato tratto di IV) e roccia discreta nei punti più impegnativi. Bisogna però prestare la massima attenzione a non finire in zone friabili e a non smuovere la gran quantità di detriti di ogni tipo e dimensione presenti un po’ dappertutto.
La pendenza ora diminuisce e si continua a fianco del ghiaccio (non visibile) spostandosi progressivamente verso il bordo sinistro della parete su rocce rotte senza difficoltà alpinistiche ma terreno assai instabile.
Arrivati nell’ultimo terzo di parete la pendenza aumenta nuovamente.
Ci si mantiene a destra di enormi gendarmi in incredibile equilibrio tenendo come riferimento l’evidente canalino che divide in due il torrione che salendo appare essere il punto più alto della parete (questo torrione è circa 50 metri a sx dalla finestra del Roc).
In tutto questo tratto a sezioni camminabili si alternano alcuni passaggi di facile arrampicata (II con qualche isolato passaggio di III probabilmente evitabile) ma è necessario salire con cautela data l’instabilità della roccia.
Raggiunta la base del canalino non resta che infilarcisi dentro e risalirlo per gli ultimi 30 o 40 metri di scalata fino ad un grande ometto che, posto pochi metri sotto la fine della parete, indica la fine delle difficoltà. Il canalino d’uscita ancorché piuttosto ripido non è tecnicamente particolarmente difficile (III ?). Tuttavia, se non innevato, è costituito sostanzialmente da sabbia e ghiaia pressate e per questo va risalito verificando con la massima cura tutto quello che si tira e su cui ci si appoggia. E consigliabile cercare di organizzare una sosta possibilmente decente e alla sua sinistra in modo che chi sta sotto non sia sotto il tiro di tutto quello che inevitabilmente cadrà verso il basso.
Si giunge quindi senza ulteriori difficoltà allo stretto intaglio a destra della vetta vera e propria del Roc da cui si scende per una cinquantina di metri su pendio nevoso fino a reperire l’enorme traccia di salita della normale al Gran Paradiso che si può raggiungere in una decina di minuti.
Prestare attenzione alla terminale di questa paretina che è in genere piuttosto aperta per cui può essere consigliabile (e veloce) attrezzare una doppia dall’intaglio. Alternativamente si può attraversare su neve verso destra fino alla finestra del Roc.
La discesa si svolge percorrendo a ritroso la normale del Gran Paradiso fino al Vittorio Emanuele II. Da qui si può scendere a Pont Valsavaranche oppure risalire al Colle del Gran Paradiso per rientrare a Noasca attraverso il ghiaccio di Noaschetta ed il Bivacco Ivrea.
- Cartografia:
- IGC 101
- Bibliografia:
- Berutto vol.3/1 Il parco nazionale del Gran Paradiso
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