Benché piuttosto lontana da raggiungere dal versante italiano, risulta comunque molto frequentata, sia per la bellezza dell'itinerario, sia per la vastità del panorama.
Normale attrezzatura da alpinismo.
Non occorre materiale da arrampicata.
Si porsegue poi, sempre sul sentiero 9, in direzione dei rifugi Biasi al Bicchiere (quota 3195) e Cima Libera (quota 3145). Dapprima si passa su rocce montonate in falso piano, poi si percorrono successivi avvallamenti, con perdita di quota (circa 100 m) e attraversamento di diversi nevai.
Tratti attrezzati con cavi di protezione. L'ultima faticosa breve risalita su terreno detritico conduce, dopo una pietraia, al bivio fra i rifugi del Bicchiere e Cima Libera.
Per salire al Bicchiere occorre dirigersi a destra e rimontare direttamente lo sperone roccioso (tratti attrezzati con cavi, esposti - EE). Per il Cima Libera invece si piega a sinistra e percorso un ultimo tratto di pietraia si accede al ghiacciaio Vedretta di Malavalle. La traccia, evidenziata da alcune paline, compie un ampio semicerchio e si porta sotto al rifugio Cima Libera (F).
Dal rifugio Cima Libera si ridiscende sul ghiacciaio risalendo dopo poco il fronte del ghiacciao per portarsi sul pianoro soprastante e dirigersi, girando a destra, verso la Cima del Prete (3456 m). Si percorre dapprima uno spallone nevoso che termina, con un traverso delicato in caso di ghiaccio, poco sotto le rocce della cresta. Si affronta quindi la salita della cresta, quasi un sentiero nella parte iniziale; la cresta poi si impenna ed inizia la parte più impegnativa della salita, che richiede di arrampicare (con cautela!) su blocchi e placchette, con un’esposizione notevole. La linea di passaggio si mantiene sul filo della cresta ed è evidenziata da bolli rossi, oltre che dalle tracce di passaggio. Sono presenti alcuni fittoni per assicurare i compagni in discesa. Una prima placca è attrezzata con maniglie/gradini e un successivo lastrone appoggiato è protetto da un cavo metallico. Guadagnata la vetta della Cima del Prete, si scende lungo l’altro versante: a seconda delle condizioni si percorre un ripido pendio di neve (circa 50° nella prima parte) oppure ci si tiene alla sua sinistra per detriti e sfasciumi. In quest’ultimo caso vi sono solo tracce sparse e l’itinerario migliore è da ricercare. Si giunge infine sul ghiacciaio che si percorre in leggera discesa fino alla sella Pfaffensattel (3330 m circa), dalla quale la traccia risale puntando allo sperone del Pan di Zucchero fino a portarsi alla base delle rocce. Qui si affronta l’ultimo tratto della salita, all’inizio direttamente lungo la cresta e poi spostandosi sul versante sud, verso sinistra. Anche in questo caso il percorso è indicato da bolli rossi e alcuni passaggi sono facilitati dalla presenza di maniglie (PD, II). Si arriva così, su buona roccia, alla vetta del Pan di Zucchero.
Il ritorno avviene per il medesimo itinerario e occorre pertanto risalire fino alla vetta della Cima del Prete e scendere poi la cresta esposta di salita.
Riporto una tempistica indicativa, al lordo delle (molte) soste foto; i sentieri hanno uno sviluppo notevole, anche se i dislivelli possono apparire modesti:
dal parcheggio al rifugio Vedretta Pendente circa 4 ore;
dal rifugio Vedretta Pendente al rifugio Cima Libera circa 3 ore;
dal rifugio Cima Libera alla vetta del Pan di Zucchero circa 2 ore e 30′
- Cartografia:
- Tabacco n.38
- Bibliografia:
- Montagne 360 del luglio 2016