Noaschetta (Becca di) dalla Diga di Teleccio per il Bivacco Ivrea

Noaschetta (Becca di) dalla Diga di Teleccio per il Bivacco Ivrea
La gita
enzo51
4 07/05/2012
Osservazioni
Nessuno
Neve (parte superiore gita)
Crosta da rigelo portante
Neve (parte inferiore gita)
Primaverile/trasformata
Quota neve m
2200
Equipaggiamento
Scialpinistica

La ragione che mi ha spinto ad andare a dare i natali a questa gita e’ stata in buna misura motivata da due fattori. Primo il non vederla ancora fatta da nessuno nello spazio che gli e’ stato riservato nelle pagine di Gulliver. Secondo, avevo con questa montagna un conto aperto da saldare gia’ da un po’ di anni a questa parte. Due motivi piu’ che sufficienti per caricare il sacco in spalla e cannare, consapevole del grande impegno che andavo ad assumermi, e per il quale necessitava disporre di una gran forza di buona volonta’. Dote sempre piu’ rara in una societa’ orientata ormai definitivamente a divenire sempre piu’ vittima dei comfort. Gita che comunemente andrebbe spezzata in due fasi, ma l’idea di trascorre una notte in un bivacco (l’ennesima) in attesa di entrare in azione senza poter riposare in maniera adeguata mi ha spinto alla scelta per la soluzione in giornata; preferendo cosi’ l’azione al riposo. Salgo al Pontese dal Teleccio che saranno passate da poco le quattro di mattino, ritrovandomi a calcare alla luce della frontale un passo dopo l’altro in un ambiente reso a dir poco spettrale per la presenza di una bel chiar di luna. In tre orette dalla diga giungo al colle dei Becchi che e’ ormai l’alba. Ma altre tre ore ho dovuto impiegare, (cosi’ per un totale di sei nella sola andata) per salire alla Becca affrontando il temibile pendio finale stracarico di neve sfondosa e pesante ma ben coesa ai strati sottostanti, che mi ha dato non poco filo da torcere; per il fatto di averlo superato sempre sci ai piedi sino in vetta. L’idea di compiere ad anello il rientro scendendo all’Ivrea dal colle per il versante opposto prendeva sempre piu’ corpo durante la permanenza in vetta. Tolto il tratto iniziale con pendenza da capogiro, ma per fortuna breve che dal Colle conduce giu’ nel ghiacciaio di Noaschetta, e che il buon senso mi ha suggerito di discendere tenendo gli sci a spalla, per il resto la discesa all’Ivrea su neve ormai definitivamente trasformata, e’ stata come vivere un sogno effimero. Poiche’ di li a poco ho dovuto presto rifare i conti con la realta’. All’affanno, e all’inevitabilita’ di dover ripellare pe risalire i 200m e piu’ che mi separavano dal colle, ho dovuto anche lottare con un inopportuno e pesante zoccolo che nel frattempo andava formandosi ad ogni passo sotto le solette (la sfortuna di trovarsi a passare di li’ nelle ore piu’calde).Un extra fatica in piu’ alla fatica. Dal colle su neve che ormai era diventata una minestra riscacquata, sono sceso ricalcando le orme del sentiero 555 che tramite l’Alpe Fumietto (dove ho tolto gli sci dai piedi definitivamente), ho riguadagnato la diga sotto lo sguardo incuriosito del guardiano che non ha resistito dal rivolgermi qualche domanda…

Assistito al precipitare di una valanga che ha prodotto il rumore del tuono da uno degli incassati canaloni della parete est della Punta di Ceresole, mentre scendevo dal Ghiacciaio di Noaschetta, ma per mia fortuna da debita distanza di sicurezza.

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