L’ometto che individua la svolta per l’attacco è evidente ma non evidentissimo. Se è da trenta minuti che camminate tenete gli occhi aperti…
Invece, una volta individuati i bolli bianchi, è praticamente impossibile perdersi fino in cima.
Le difficoltà sono quelle dichiarate e, considerata l’assoluta rugosità della roccia, si può fare il percorso con le scarpe da avvicinamento.
La chiodatura è piuttosto variegata, con i maillon spesso sottodimensionati ma, considerando che si può aggiungere quel che si vuole, va benissimo così.
Poi, per quel che riguarda la corda, penso che ci sia chi non la usi ma, secondo me, è un po’ un rischio (e non tanto per le difficoltà in sé, quanto per il timore che qualche appiglio possa rimanerti in mano…)
Comunque un bellissimo modo per salire sul Musinè.
Adattissimo per riprendere confidenza o per portarci un neofita.
Portare i pantaloni lunghi perché i peli urticanti della processionaria sulle caviglie o gambe scoperte possono lasciare un ricordo assai spiacevole per i giorni successivi…
E controllare che si sia presa la corda perché, se lo si scopre all’attacco della via, tocca inevitabilmente tornare all’auto…
(Poi si può sempre dire che è tutto allenamento ma sappiamo benissimo che un po’ ti girano…)
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