Manzina (Cima della) dalla Valle della Manzina

Manzina (Cima della) dalla Valle della Manzina
La gita
giorgio-giordani
2 17/04/2010
Accesso stradale
strada pulita
Osservazioni
Nessuno
Neve (parte superiore gita)
Crosta da rigelo non portante
Neve (parte inferiore gita)
Bagnata
Quota neve m
2000

Siamo partiti dall’ex Ristoro alle ore 8.30 e la neve si è mantenuta dura per quasi tutta la salita. In cima siamo stati accolti da un vento gelido, ma nonostante questo ci siamo fermati un po’ troppo, ammaliati dal vasto e sempre nuovo panorama, ricco di storia e di ricordi personali ormai lontani. Quando siamo scesi, a parte il primo tratto, abbiamo trovato la neve ormai fradicia e tra uno sprofondamento e l’altro, un’imprecazione e l’altra, con l’acido lattico nelle gambe andato abbondantemente fuori soglia e una voce conosciuta che ripeteva “dovevamo scendere prima per trovare condizioni migliori”, siamo riusciti a raggiungere la macchina felici e contenti di aver trascorso una bella giornata tra le nostre montagne.

APPUNTI DI STORIA – Gli scialpinisti passano lasciando le loro tracce effimere sulla neve, mentre queste belle montagne rimangono anche a ricordarci che cosa accadde qui tra 1915 e il 1918.
Durante la Grande Guerra, a cui partecipò anche mio nonno, classe 1898, qui in zona, ora Parco Nazionale dello Stelvio, passava la linea difensiva del Fronte Occidentale. I soldati austriaci e italiani percorsero queste montagne in lungo, in largo e in alto, in tutte le stagioni e spesso con gli sci ai piedi: furono loro i primi scialpinisti dell’Ortles Cevedale. Due momenti, ormai entrati nella Storia, voglio ricordare: le battaglie del San Matteo e le battaglie della Trafojer. “…gli Alpini italiani erano posizionati sulla Trafojer (3.559 m) e sulla Baeckmanngrat che la congiunge alla Thurwieser (3.648 m) e da qui controllavano i movimenti delle truppe austriache. Il 20 di Agosto del 1917 i soldati austriaci, dopo aver scavato nel ghiaccio un tunnel di un chilometro, sbucano sulla vetta della Trafojer…” Ancora oggi sono visibili, dallo Stelvio al San MatteoTresero, numerosi manufatti risalenti a quel triste periodo: piazzole, mulattiere, camminamenti, trincee… e sulla cima del San Matteo sono ancora sepolti dal ghiaccio una cinquantina di Alpini, tra cui il Capitano Berni, che sacrificarono la loro vita per difendere quella posizione conquistata con tanto coraggio.

BIBLIOGRAFIA – Sui sentieri della grande guerra in Valtellina. 40 itinerari dal Lario all’Ortles alla scoperta della ’15-’18 – Nemo Canetta (Autore)

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