Lunga cresta che si sviluppa in senso logico sul filo, con passaggi mai banali. Difficoltà dal 3a al 6a. Calcolare almeno 15 lunghezze se si effettuano tratti a corda corta.
È sostanzialmente caratterizzata da tre sezioni ben distinte, più il tratto finale che porta proprio in punta alla “Perda”, il masso che di fatto non è un masso ma parte integrante della montagna, quotato 1138 metri.
La prima parte della cresta si supera con 5 lunghezze dal 3 al 5a. Attacco poco sopra il sentiero, lungo una bella placca che porta via via verso lo spigolo vero e proprio. In L 2 si supera un ostico diedrino per poi proseguire sul filo fino in cima alla cuspide.
Da lì ci si cala per 8 metri su clessidra con cordone, proseguendo fino al difficile evidente diedro a sinistra di strapiombo gialli che caratterizza la seconda parte. Salire il diedro, con alcuni chiodi vecchi e un fix aggiunto (5c) fino al termine. Vegetazione fastidiosa nella parte alta.
Dalla sosta diritti per fessure fino a riprendere la cresta. Sul filo fino all’inizio della terza parte, assai evidente. Tratti a corda corta all’inizio, poi più difficile. Roccia sempre ottima e arrampicata divertente.
Raggiunta la base della “perda”, si può risalire a piedi a destra oppure affrontare l’ultima difficile lunghezza (6a), un chiodo, che porta sulla cima vera e propria. Dalla punta è stata attrezzata una calata da 20 metri su fix e maillon.
La discesa si effettua traversando verso sinistra viso a monte, fino a raggiungere la cresta che scende da “Punta sos nidos”. Da lì facilmente alla sella con ovile di “Orgoi”, sotto Punta Cusidore, e poi su comodo sentiero fino a Perda e Lithu, passando il bivio di accesso fatto all’andata.