Itinerario molto bello per la suggestione della montagna e dell’ambiente circostante, ma anche impegnativo e complesso per la sua lunghezza e soprattutto per la ricerca del giusto percorso da tenere e per l’orientamento generale che in caso di nebbie e/o nubi può risultare molto difficoltoso e problematico. Durante la salita è buona norma (anzi doverosi in questo caso) creare i caratteristici “ometti” segnavia, o perlomeno consolidare quelli esistenti. Su questo percorso non è sicuramente tempo perso: può essere provvidenziale anche per un temporaneo e limitato annuvolamente durante la discesa. Le diffolta tecniche di questo itinerario non sono elevate, tuttavia è una montagna che si può considerare “tosta” a tutti gli effetti, ed è scarsamente frequentata. Oggi ad esempio eravamo soli, e quindi “montagna tutta per noi”… Consigliata per chi ama gli itinerari lunghi, solitari e anche di un certo impegno generale. La nostra salita è andata bene fino alla quota (registrata dal mio altimetro) di 3500 m circa, quando ci siamo trovati di fronte a una placca di 4-5 m, quasi verticale, che non era prevista nelle informazioni raccolte. La placca -ben fessurata- poteva (con energia) essere risalita, e ovviamente anche discesa con una breve doppia (e avevamo la corda), ma non trovando più gli “ometti” segnavia di riferimento, né in alto e neppure a sx o a dx, ho/abbiamo avuto l’impressione/dubbio di non essere nel punto giusto, anche se vicini alla vetta che si vedeva a sx poco sopra. Peccato per la cima mancata, probabilmente ci siamo persi nel classico “bicchiere d’acqua”, ma a quel punto del percorso e nella “cupola” della montagna, ci si trova in un “mare di pietre”… Il Pizzo Andolla rientra tra quella categoria di montagne che non sempre si riescono a salire (interamente) la prima volta…, speriamo di avere più fortuna successivamente. La delusione di questa/e situazione/i, è in parte compensata -o perlomeno ridotta- dalla consapevolezza di esserci andati molto vicini e di avere “sfiorato” la vetta…. L’idea e l’ambizione di ritornare per “completare l’opera”, non manca, visto che la montagna merita e spero/speriamo di avere più fortuna e successo… La giornata è stata bellissima, e ci siamo fermato dopo cinque ore di salita e quindi nei tempi di percorrenza previsti (di ore 6). Durante la discesa alla punta del Segnale, sono comparse le nebbie pomeridiane della calura estiva, tuttavia grazie agli “ometti” trovati durante la salita in questo tratto, e riscercati e seguiti fedelmente anche in discesa siamo rientrati al rifugio. Sottolineo ancora l’importanza di questi “ometti”, visto che tra l’altro non estistono altri segnavia tipo bollini e tacche varie. Senza la loro presenza, il rientro, anche con una giornata favorevole sotto il profilo meteo come quella odierna, sarebbe stato un problema, visto la complessità e lunghezza del percorso. Quando siamo ripassati al rifugio, il gestore stava riposando e non abbiamo voluto/osato sveglirlo per sapere se il punto raggiunto era fuori percorso o su quello giusto. (Ce lo spiegherà, lo sapremo con più precisione la prossima volta…). In ogni caso, segnalo l’ottima gestione del rifugio, bello e confortevole, e quindi “piola” votata a pieni voti. Con Susanna Z. che mi ha seguito (e a tratti anche precedeuto) con scioltezza e facilità.