Le mie gite su gulliver
Sciabilità :: *** / ***** stelle
osservazioni :: visto valanghe a pera esistenti
neve (parte superiore gita) :: primaverile
neve (parte inferiore gita) :: molto bagnata
note su accesso stradale :: Ok a Fenile
quota neve m :: 1200
attrezzatura :: scialpinistica
Si parte sci ai piedi sulla stradina che sale da Fenile a Pescegallo. Dopo aver costeggiato gli impianti si sale su neve parzialmente rigelata fino ai paravalanghe. Da quota 1750m in su il rigelo più marcato e ottime condizioni fino in cima. Sole pallido e cielo un po' nuvoloso ma cime dei dintorni libere da nebbie. Visibilità ottima anche in discesa. Dalla vetta per pendio moderatamente ripido ma di neve grippante primaverile si passa in una zona svalangata. Per evitare il traverso sotto il Monte Pescegallo che si fa in salita ci si infila in uno dei canali che scendono verso le piste. Non mi fido dei ripidi e finisco a valle della traccia di salita in una zona di massi erratici con neve bagnatissima e difficile. Tornato sulla stradina, non senza ravanare, tutto facile fino a Fenile. Molta neve ancora presente in zona, ma in caso di rigelo le condizioni sarebbero ottimali. Tanta gente in giro, almeno 15 diretti al Salmurano. Dopo due giorni di estenuanti incroci di dati meteo e visualizzazioni di webcam per cercare le condizioni nivo-meteo migliori, mi è andata bene.
Sciabilità :: **** / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: primaverile
neve (parte inferiore gita) :: primaverile
note su accesso stradale :: nei pressi del camping Rosy
quota neve m :: 1300
attrezzatura :: scialpinistica
Partenza a piedi dal camping alle 7.40 poi abbiamo calzato gli sci alle 8 sulla stradina verso alpe Buri-Balma. Rigelo potente e neve trasformata, non è stata certo una genialata salire senza coltelli. Il mio compagno incontrato alla partenza invece è più furbo e grazie ai rampant tribola molto meno e mi supera. Supero non senza ravanare la ripida boschina, poi finiti gli alberelli più facile e meno ripido fino in cima. Panorami grandiosi verso il fondovalle aostano, il canavese e le Alpi. Sarebbe stato crimine non andare in montagna oggi! Vento leggero in cima, sopportabilissimo. Dalla cima scendo per circa 300m su suggerimento di Mangiafioca, che saluto. Ottima e apprezzata la sua idea di ripellare. Neve perfetta dalla cima agli alberelli. Dentro il boschetto un po' meno facile per gli stretti passaggi tra rocce e alberi ma comunque fattibile anche da un principiante come me...Delle poche gite di skialp finora fatte, questa è la migliore!
Sciabilità :: ** / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: crosta non portante
neve (parte inferiore gita) :: altro
note su accesso stradale :: ok
quota neve m :: 1500
attrezzatura :: scialpinistica
Si possono mettere gli sci fin dalla partenza. La stradina alterna tratti durissimi quasi ghiacciati ad altri con neve migliore. In salita neve sempre portante anche fuori traccia. Partito sci ai piedi dalla vecchia croce in legno ho fatto una fatica terribile a sciare la crosta presente. Gli sci andavano per i fatti loro e non mi sono fatto mancare delle gran belle cadute. Difficile e non divertente sciare questa roba per un principiante come me. E menomale che le pendenze sono basse! Dall'alpeggio di Champchenille in giù neve dura, mai bella con moltissime tracce che non aiutano. Qualche taglio nella boschina e poi stradina poco pendente fino all'auto. Ho fatto più fatica a scendere che a salire...ma è tutta esperienza. Qualche nuvola di troppo al mattino presto poi dopo le 10 grande soleggiamento. Vento quasi del tutto assente. Avvistata una lepre nel bosco e un solo altro skialp col cane. In solitaria pre-lavoro.
Sciabilità :: / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: primaverile
neve (parte inferiore gita) :: primaverile
note su accesso stradale :: ok
quota neve m :: 1400
attrezzatura :: scialpinistica
Dopo un litigio con la sveglia riesco da partire da Vetan solo alle 8. Incontro iniziale con un corso di scialpinismo poi trovo un po' di solitudine man mano che salgo. Seguo le molte tracce presenti, mai ripide. Arrivo in vetta sci ai piedi dalla dorsale da sinistra a destra passando dal grande ometto dell'anticima e sfruttando tracce di skialp e racchette. Il traverso finale è facile, non molto ripido. Comunque visto che l'ho fatto io direi che difficoltà non ce ne sono proprio. La cornice è poco pronunciata e, parere personale, mi è sembrata sicura. Mi godo la vetta e il grandioso panorama in silenzio solitario, poi scendo a piedi fino a oltre il traverso. Montati gli sci scendo senza problemi seguendo i pendii ampi. Qualche chiazza d'erba non disturba. Nei tratti più appoggiati si nota l'effetto "onde" create dal vento. Arrivo a Vetan con le gambe stanche ma sinceramente emozionato per la riuscita della mia prima gita di scialpinismo.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Partiamo presto dall'ancora deserto parcheggio dei Resinelli. Veniamo raggiunti da un gruppo di ragazzi che riportano condizioni proibitive del canale Pagani per la troppa neve sfondosa. Noi proseguiamo fino alle catene poste poco prima dell'attacco. In realtà le catene sono sommerse, la neve non portante e la pericolosità del pendio ci fanno rinunciare. Scendiamo di pochi metri ormai diretti al Caimi e troviamo un fortissimo local. Il ragazzo ci rincuora sulle condizioni della neve all'interno del canale e ci traccia il traverso. Grazie alle sue tracce non avremo problemi e infilarci nel canale. Come giustamente sospettavamo, questo si presenta in neve dura, non perfetta ma ok. Il primo salto di roccia è un po' ravanoso per la neve inconsistente poi più facile fino in vetta. Cornice poco pronunciata e sicura in uscita sulla normale. Panorama come sempre da urlo a picco sul lago, con la pianura nella foschia e le Alpi scintillanti tutt'intorno. Tracciata la cresta Sinigaglia e il Canalone Porta. Molte persone in giro. Per evitare la disastrata cresta Cermenati decidiamo di scendere dal sicuro e facile canale Caimi e in breve siamo ai Resinelli. Con Davide.
Giudizio Complessivo :: *** / ***** stelle
Facile itinerario a poca distanza da Milano. Piste dei Piani di Bobbio affollatissime, centinaia di sciatori della domenica ovunque. Ambiente devastato dagli impianti fino al rifugio Lecco. Lasciata alle spalle la ski area si entra nella conca dei Campelli e l'ambiente muta radicalmente. La neve è poca ma si sale agevolmente senza toccare troppi sassi fino al colletto. Ramponi obbligatori ma difficoltà molto contenute. Noi il casco ce l'avevamo! Dal colletto abbiamo girovagato in cerca di varianti un po' più impegnative. Siamo saliti su tutte le cimette possibili senza correre troppi rischi. Il puntto più difficile è l'unico tratto attrezzato che permette di scendere dalla cresta per poi salire l'ultimo salto di roccia dello Zuccone. Senza catene sarebbe necessaria una doppia o una bella ravanata non semplice. Panorama completo dagli Appennini a tutte le Alpi passando dalla grigia pianura. Con Silvia per la prima gita del 2016.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
In realtà ho percorso la "variante del canalino". Si tratta del più stretto e più difficile canale a forma di scimitarra che corre contro la parete di roccia, quotato AD-. L'itinerario è in comune con la via del canalone qui riportata fino alla conoide. Dall'inizio del canale ho traversato a sinistra verso le rocce e mi sono infilato nel canalino. Ho trovato neve durissima e tratti ghiacciati. Indispensabili le due picche, soprattutto nei tratti più ripidi. Il canale al momento non presenta tratti scoperti, la pendenza è quasi sempre sui 50-55°, non si riusciva nemmeno a scalfire la neve talmente era dura. Necessario far riposare i polpacci visto che entravano solo le punte dei ramponi. Presente qualche traccia ma gradini per i piedi utilizzabili solo negli ultimi 30-40m. Uscita a pochi metri dalla vetta e grande emozione nel toccare la croce del Redorta, un po' di vento a gelare le ossa ma panorama mirabile. Vista la lunghezza della gita, consigliatissimo spezzare in due giorni l'impegno.
Partenza bruciante alle 4.30 da Fiumenero... infatti c'era un incendio sopra Gromo ben visibile dalla strada. A parte un po' di fumo nella prima parte della gita non ho avuto problemi. Spettacolare alba sul Pizzo del Diavolo di Tenda dal Rif Brunone. I nuvoloni creati dalle fiamme sono stati ben visibili fino a pomeriggio, accompagnati dal ronzio degli elicotteri e degli aerei antincendio. Sono sceso dalla via normale molto ben pistata e innevata fino a circa 80m a monte della vedretta di Scais. Dal rif Baroni al Brunone alla macchina è interminabile ma senza problemi d'orientamento né tratti pericolosi, solo occhio agli sfasciumi ripidi e al ghiaccio. Avvistati tre che salivano il canalone quando ero ormai in discesa sulla normale e un paio di solitari diretti al rifugio (chiuso). Gita in solitaria.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Gita in ottime condizioni e spettacolare per ambiente, isolamento e panorami. Stradina del lago con neve e ghiaccio ma percorribile senza grossi problemi. Porre molta attenzione ai tratti con ghiaccio vivo. Occorrono più di due ore per salire e scendere i primi 600m di dislivello a causa dello sviluppo considerevole. Giunti all'alpe Forno abbiamo seguito qualche ometto e vecchie tracce per reperire il canalino che permette di accedere alla parte alta superando la bastionata. L'insidia principale è di cadere in qualche buco sprofondando nella neve tra i roccioni instabili. Nel canalino, max 40°, la neve è perfetta e poi in qualche modo tra traversi, roccette, fango e tratti di sentiero ripido con alcuni bolli gialli, si accede al colle Marani. Da qui seguendo fedelmente le tracce e qualche sporadico ometto abbiamo effettuato un lungo traverso con tratti ripidi ma mai pericolosi fino alla vetta. Panorama strabiliante, con il Finsteraarhorn e Aletschorn a dominare la scena. Vetta goduta in totale calma di vento e con caldo assurdo e fuori stagione. Discesa coi ramponi fino all'alpe Forno e poi rinnovando il concetto di "sviluppo chilometrico considerevole" fino al Devero. Sviluppo totale auto-cima-auto: 28.5 km. Nessun bipede avvistato a parte qualche merendero nel tratto Devero-Crampiolo nel pomeriggio. Con Meme.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Se solo si potessero dare più stelle...E' difficile immaginare condizioni migliori e per questo gita molto ma molto consigliata. Probabile candidata a gita dell'anno! Strada/mulattiera ben percorribile (a parte qualche piccolo tratto ghiacciato a cui porre attenzione), chiazze di neve da 2400 e in maggior quantità da 2500 fino al rif Pizzini. Dal rifugio neve continua, anche se spesso in quantità esigua con sassi. Sul ghiacciaio la neve è portante e si sale alla grande fino al canalino. Qui condizioni un po' meno buone, qualche pietra affiorante e pericolo di scariche dall'alto. La neve è dura e super tracciata per cui nessuna difficoltà tecnica. Affrontare in fretta questo tratto. Dal colletto alla cresta c'è neve ventata e molto vecchia. Ci sono tracce profonde (chi è passato per primo e ha tracciato s'è fatto il mazzo!) che agevolano la progressione. Si arriva alla cresta finale con un tratto più ripido ma mai difficile. La cresta è poco affilata, non c'è ghiaccio ed è semplice arrivare a toccare la enorme croce di vetta. Peccato solo che sulla crestina soffiava un ventaccio maledetto che ha complicato la progressione, visto che sarà anche semplice ma l'esposizione sulla parete nord non permette distrazioni! Breve sosta in vetta causa vento, panorama indimenticabile su molte montagne sconosciute. Bizzarra la baracca dei militari che è apparsa in cima qualche settimana fa ed è ben visibile sul lato nord. Discesa più facile del previsto sfruttando le peste di chi mi ha preceduto. Faccia a monte per un totale di circa 20m in tutto. Incontrato un solitario proveniente dall'invernale del Pizzini e una guida con cliente. Nota a margine: la strada da S.Caterina ai Forni è chiusa al traffico con una transenna mobile, chi sale lo fa a proprio rischio e pericolo rischiando una multa. La strada dei Forni è pulita fino a circa 1.5km dall'Albergo, poi ghiaccio e brina non permettono di salire se non si possiede un 4x4 con catene.
parete S del Gran Zebrù
canalino per accedere ai pendii superiori
la traccia dal colletto al ghiacciaio superiore
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Magnifico itinerario molto vario. Le difficoltà tecniche sono contenute a poche decine di metri di dislivello ma non è un percorso da sottovalutare. Il sentiero della val Loga è ghiacciato in maniera incredibile. Decine di rivoletti d'acqua invadono la traccia, col freddo di questo periodo si sono formate enormi pozze ghiacciate e pericolose. La mia solita partenza notturna è stata un errore: il ghiaccio mi ha fatto continuamente spostare dalla traccia col risultato di perdere il sentiero e regalarmi un paio di scivoloni da paperissima che potevano costarmi qualche osso...Ho perso non meno di un'ora ravanando sul ghiaccio. Persa definitivamente la traccia corretta trovo due escursionisti anche loro alle prese con l'orientamento e, dopo un rapido consulto, decidiamo di salire verso monte visto che i pendii in qualche modo lo permettevano. Arrivati ad una sorta di colletto ritroviamo la traccia che sarà evidente e innevata fino al bivacco. Neve presente e continua sulla traccia corretta dai 2300 in su: vista l'esposizione a NW in questo periodo la val Loga e i ripidi sotto al bivacco non prendono mai il sole. Il bivacco Cecchini è un piccolo gioiello; montati i ramponi mi sono portato sul ghiacciaio e poi con fatica al colletto. Sui ripidi pendii della vedretta la neve alterna tratti in cui è portante ad altri in cui è più sfondosa ma sempre accettabile. Dal colletto tengo i ramponi e senza grossi patemi arrivo in cima, nonostante qualche tratto gelato facile. Ho trovato rognoso solo l'ultimo traversino di 2° ultraesposto, il chiodo presente è da usare per salire in sicurezza. Il panorama è bellissimo: grazie alla splendida giornata con calma di vento me lo sono goduto appieno. Croce di vetta crollata e appoggiata sul pendio. Discesa attenta e un po' ravanosa nella parte di disarrampicata rocciosa ma poi dal colletto è solo un bel far girare le gambe. Corda molto caldamente consigliata soprattutto in discesa. Venuto fin qui da solo ne ero sprovvisto e sconsiglio di imitarmi: troppi i tratti esposti per salire in sicurezza. Risalire al bivacco dalla vedretta non è simpatico, ma l'ambiente straordinariamente bello ne mitiga le fatiche. Trovato un totale di 8 persone dirette al Pizzo. Gita in solitaria.
vetta del Pizzo Ferrè 3103m
dalla vetta parte della cresta
ultimo tratto di cresta
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