Le mie gite su gulliver
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Se solo si potessero dare più stelle...E' difficile immaginare condizioni migliori e per questo gita molto ma molto consigliata. Probabile candidata a gita dell'anno! Strada/mulattiera ben percorribile (a parte qualche piccolo tratto ghiacciato a cui porre attenzione), chiazze di neve da 2400 e in maggior quantità da 2500 fino al rif Pizzini. Dal rifugio neve continua, anche se spesso in quantità esigua con sassi. Sul ghiacciaio la neve è portante e si sale alla grande fino al canalino. Qui condizioni un po' meno buone, qualche pietra affiorante e pericolo di scariche dall'alto. La neve è dura e super tracciata per cui nessuna difficoltà tecnica. Affrontare in fretta questo tratto. Dal colletto alla cresta c'è neve ventata e molto vecchia. Ci sono tracce profonde (chi è passato per primo e ha tracciato s'è fatto il mazzo!) che agevolano la progressione. Si arriva alla cresta finale con un tratto più ripido ma mai difficile. La cresta è poco affilata, non c'è ghiaccio ed è semplice arrivare a toccare la enorme croce di vetta. Peccato solo che sulla crestina soffiava un ventaccio maledetto che ha complicato la progressione, visto che sarà anche semplice ma l'esposizione sulla parete nord non permette distrazioni! Breve sosta in vetta causa vento, panorama indimenticabile su molte montagne sconosciute. Bizzarra la baracca dei militari che è apparsa in cima qualche settimana fa ed è ben visibile sul lato nord. Discesa più facile del previsto sfruttando le peste di chi mi ha preceduto. Faccia a monte per un totale di circa 20m in tutto. Incontrato un solitario proveniente dall'invernale del Pizzini e una guida con cliente. Nota a margine: la strada da S.Caterina ai Forni è chiusa al traffico con una transenna mobile, chi sale lo fa a proprio rischio e pericolo rischiando una multa. La strada dei Forni è pulita fino a circa 1.5km dall'Albergo, poi ghiaccio e brina non permettono di salire se non si possiede un 4x4 con catene.
parete S del Gran Zebrù
canalino per accedere ai pendii superiori
la traccia dal colletto al ghiacciaio superiore
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Magnifico itinerario molto vario. Le difficoltà tecniche sono contenute a poche decine di metri di dislivello ma non è un percorso da sottovalutare. Il sentiero della val Loga è ghiacciato in maniera incredibile. Decine di rivoletti d'acqua invadono la traccia, col freddo di questo periodo si sono formate enormi pozze ghiacciate e pericolose. La mia solita partenza notturna è stata un errore: il ghiaccio mi ha fatto continuamente spostare dalla traccia col risultato di perdere il sentiero e regalarmi un paio di scivoloni da paperissima che potevano costarmi qualche osso...Ho perso non meno di un'ora ravanando sul ghiaccio. Persa definitivamente la traccia corretta trovo due escursionisti anche loro alle prese con l'orientamento e, dopo un rapido consulto, decidiamo di salire verso monte visto che i pendii in qualche modo lo permettevano. Arrivati ad una sorta di colletto ritroviamo la traccia che sarà evidente e innevata fino al bivacco. Neve presente e continua sulla traccia corretta dai 2300 in su: vista l'esposizione a NW in questo periodo la val Loga e i ripidi sotto al bivacco non prendono mai il sole. Il bivacco Cecchini è un piccolo gioiello; montati i ramponi mi sono portato sul ghiacciaio e poi con fatica al colletto. Sui ripidi pendii della vedretta la neve alterna tratti in cui è portante ad altri in cui è più sfondosa ma sempre accettabile. Dal colletto tengo i ramponi e senza grossi patemi arrivo in cima, nonostante qualche tratto gelato facile. Ho trovato rognoso solo l'ultimo traversino di 2° ultraesposto, il chiodo presente è da usare per salire in sicurezza. Il panorama è bellissimo: grazie alla splendida giornata con calma di vento me lo sono goduto appieno. Croce di vetta crollata e appoggiata sul pendio. Discesa attenta e un po' ravanosa nella parte di disarrampicata rocciosa ma poi dal colletto è solo un bel far girare le gambe. Corda molto caldamente consigliata soprattutto in discesa. Venuto fin qui da solo ne ero sprovvisto e sconsiglio di imitarmi: troppi i tratti esposti per salire in sicurezza. Risalire al bivacco dalla vedretta non è simpatico, ma l'ambiente straordinariamente bello ne mitiga le fatiche. Trovato un totale di 8 persone dirette al Pizzo. Gita in solitaria.
vetta del Pizzo Ferrè 3103m
dalla vetta parte della cresta
ultimo tratto di cresta
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Parto prestissimo dal Ponte del Guat e dopo 5 ore e mezza di salita sono in cima. Temperatura gelida ma per una volta il vento non si palesa e posso salire tranquillo senza battere i denti. Inquietante il rumore degli icebergs che si stanno formando nel lago Baitone. Ho dovuto porre moltissima attenzione ad alcuni tratti ghiacciati sulla traccia a monte del lago Baitone. Dal rifugio Tonolini si inizia a saltellare sulle pietre. Dopo il lago Gelato, con neve presente a macchie spesso portante (ma che nasconde insidie e buchi) mi sono portato troppo verso monte e per non perdere dislivello ho deciso di arrampicarmi sul crestone. E ' servito a poco visto che sono stato costretto a scendere fino al laghetto per poi salire in direzione del grosso simbolo 50. Gli ultimi 200m di dislivello sono alpinistici, pur non difficili impongono molta attenzione in quanto la roccia è pessima e non si riesce a non smuovere pietre anche gigantesche. Ho involontariamente smosso un paio di televisori. Alla freccia sono andato a sinistra non su dritto come indica la vernice. Qualche altro passaggio di 2° e infiniti punti di 1° più alcuni traversi esposti su sfasciumi terribili hanno reso faticosa la progressione. Mi sono messo i ramponi solo per gli ultimi 50m in cui c'era un pericoloso traverso ghiacciato che non era il caso di fare solo con gli scarponi. Il panorama dalla vetta è strepitoso ed è un privilegio arrivare in dicembre fino in cima al Corno Baitone. In caso di neve le difficoltà potrebbero aumentare di parecchio e il grado proposto si presuppone con la roccia asciutta o con solo brevi tratti innevati. Breve sosta in vetta a causa del pensiero dell'infinita discesa ma soprattutto perché ero preoccupato di disarrampicare su quei tratti esposti. Non so bene come ho fatto ma sempre seguendo gli ometti e i bolli ho effettuato una traversata verso sinistra scendendo, e ho evitato i tratti più pericolosi. Dal lago alla base della parete sono risalito e poi lungamente con attenzione a non sprofondare nella neve tra i roccioni mi sono portato verso valle. Vallone tutto per me, non ho incontrato nessun essere vivente. Gita in solitaria.
rifugio Tonolini
lago Gelato 2783
versante SE del Baitone
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
note su accesso stradale :: Strada stretta ma ok fino a S.Bartolomeo
Maledetta sveglia! Le intenzioni erano ben altre ma mi riaddormento e devo ripiegare su questo itinerario. Il giorno di ferie è comunque stato speso alla grande. Parto alle 7.30 da S.Bartolomeo e alle 10.10 sono in cima in una giornata limpida che di più è difficile immaginare. Il percorso è evidente in tutta sua lunghezza, i segni bianco-rossi sono sufficienti a non sbagliare mai strada. Il vento gelido mi accompagna fino alla prima anticima, poi di colpo smette e riesco a rimanere quasi un'ora in vetta a godermi lo spettacolare panorama senza battere troppo i denti. La neve è assente su tutto il percorso. Grandiosa la vista sul lago di Como, che mai avevo osservato da nord. La Valchiavenna è proprio a picco sotto la montagna e si sentono i rumori provenire dalla zona industriale. Ambiente comunque selvaggio e isolato a due ore scarse da Milano. Tornato al passo di quota 1834m sono sceso verso la bocchetta del Chiaro e da lì ripidamente ma senza problemi fino alla cima del Berlinghera, 1930m. Si fa un po' più di dislivello ma ne vale la pena. Da questa vetta, caratterizzata dalla presenza di un diroccato monumento ai caduti, sono sceso sulla dorsale SE che in picchiata in direzione lago di Como mi ha riportato all'Alpe di Mezzo e poi sul sentiero di salita. Incontrati due gruppi di escursionisti uno diretto al Sasso gli altri scendevano dal Berlinghera. Nota: i ripetitori sono stati eliminati, ne rimane uno molto più piccolo dei precedenti.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Partito alle 6 da Carona in due ore sono al rifugio Calvi. Dal lago Rotondo l'ambiente è straordinario, e con un po' di sali scendi salgo verso il passo di Valsecca. Il vento è gelido e mi costringe a coprirmi in maniera pesante. Il traverso sotto il Grabiasca è soggetto a possibili scariche di sassi dalla enorme parete sovrastante. Uno straterello di un paio di centimetri di neve ricopre la pietraia e rende molto scivolose le pietre. Da quota 2300 la copertura nevosa è continua. Il gelo ha reso compatta la neve, coi ramponi mi porto all'attacco del canale che risalgo senza grosse difficoltà. Alla selletta cambio assetto e su roccia orobica e sfasciumi vari arrivo in vetta. Per fortuna il vento si calma e mi posso godere il grandioso panorama. Discesa attenta nella parte rocciosa, soprattutto perché stava salendo un gruppo di 5 persone. Nel canale discesa faccia a valle e poi in picchiata verso valle ripassando dal Calvi e dall'eterna stradina fino a Carona. Queste sono le Orobie che mi piacciono! Gita in solitaria.
Il canale sale contro la parete
la cresta che va salita e poi discesa
vetta del Pizzo Poris 2712m
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
note su accesso stradale :: Parcheggio a inizio sentiero
Gitone per una grande montagna. Il dislivello si fa sentire, soprattutto durante la lunga discesa. Salito in circa 5 ore e mezza soste comprese. Lo sviluppo non è elevato: a parte il tratto rifugio Coca-lago di Coca si sale sempre sul ripido. Tutto il percorso è ben segnato, i bolli bianco rossi e l'evidenza del sentiero mi hanno permesso di percorrere con la frontale il tratto auto-rifugio Coca. Dalla bocchetta dei Camosci alla cima si tratta di un percorso alpinistico. I passaggi di arrampicata non superano il 2° grado ma la roccia è tipicamente Orobica ovvero sfasciata e poco affidabile. Casco consigliato. L'esposizione di alcuni passi non può permettere distrazioni. Ad oggi ramponi e picca sono indispensabili per un solo breve tratto di circa 30m di dislivello. Qualcuno saliva e scendeva questo breve canalino in scarponcini, a mio modo di vedere hanno fatto una sciocchezza. Neve gelata ed esposizione assoluta sul baratro: nessuno scampo in caso di scivolata. Molti stambecchi in giro nei pressi del rifugio e sopra al lago di Coca. Bellissimi alcuni maschi davvero giganti! Sole velato ma panorami comunque strepitosi per la più alta vetta delle Alpi Orobie e della provincia di Bergamo. Circa 10 persone su questo percorso oggi. Mi sono goduto la vetta in solitaria per quasi un'ora nonostante il venticello gelido.
Giudizio Complessivo :: * / ***** stelle
Per un'amante della natura e della montagna in particolare una gita come questa è un incubo. Chilometri e chilometri di piste da sci, impianti a fune di ogni tipo, tralicci e linee elettriche: tutto questo per creare uno dei complessi sciistici più grandi d'Europa. Purtroppo, per tutto il percorso di questa gita non c'è modo di evitare di vedere questo scempio totale. Dall'auto alla cima gli impianti sono sempre ben in vista e addirittura la maggior parte dello sviluppo avviene proprio sulle piste. Partiamo da Cervinia alle 5, dopo una ravanata epica a causa della perdita del sentiero 15, arriviamo a Plateau Rosa in mezzo a perplessi e velocissimi sciatori di pista alle 10.30. Ripartiamo a bordo pista in direzione del colle del Breithorn. Siamo stanchi ma il panorama sui 4000 della Corona Imperiale e sul maestoso Cervino ripaga la fatica. Iniziano i guai sul pianoro di quota 3900 e poi sulla pala finale del Breithorn Occidentale. La neve non è per nulla portante e ad ogni passo sfondiamo quasi fino al ginocchio. Gli scialp invece vanno alla grande. L'enorme sforzo profuso non è sufficiente per raggiungere la vetta (almeno dell'Occidentale) e a quota 4090m rinunciamo per evitare di perdere l'ultima funivia delle 16. Sconsolati e delusi torniamo alla macchina. Assumiamoci le nostre responsabilità per aver cercato di aggiungere due 4000 alle nostre salite, senza tener conto dell'ambiente in cui si sarebbe svolta la gita. Tenteremo di salire i Breithorn passando dalla Val d'Ayas. Goodbye Cervinia.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
note su accesso stradale :: ok
Per una volta nessun ravanamento, sentiero evidente dal parcheggio alla cima. E' stata aggiunta una freccia in metallo con la scritta "Laurasca" al bivio col sentiero per la bocchetta di Campo, nessun dubbio quindi sulla direzione da seguire. I colori dell'autunno risplendono in val Loana rendendo l'atmosfera magica. Mulattiera comoda in salita fino al bivacco Scaredi, un po' fastidiosa in discesa. Dal bivacco leggera discesa per pochi metri e poi su dritto fino in cima seguendo le indicazioni. Assenza di neve su tutto il percorso. Panorama sempre sorprendente con i giganti sfizzeri a dominare la scena. Tanta gente in giro sul percorso e nel pomeriggio parking pieno di merenderos. Attenzione in caso di neve, i pendii da Scaredi in su sono ripidi e potrebbero richiedere molta attenzione. Gigantesche mucche pelose al pascolo sul fondovalle, bellissime! Libro di vetta pieno, ne occorre uno nuovo, a saperlo... Con Eleonora.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Gitone superbo in una giornata dal meteo perfetto. Siamo saliti con le bici fino alle ultime baite, scelta azzeccata. Nei tratti più ripidi devo confessare di aver spinto la bici camminando...In discesa però si va giù a gratis! Il sentiero sale comodissimo e ben indicato su mulattiera fino al bivio di quota 2760m. Qui un enorme ometto, sulla destra salendo verso il colle Cadrega, indica di abbandonare il sentiero principale. Si sale verso la vetta della Lavina su rocce infide, stabili solo all'apparenza. Da quota 2900m circa il fondo è pessimo e molto faticoso. Una maestosa aquila ci regala la vista del suo volo mentre arranchiamo sugli sfasciumi. Finalmente dentro il canalino, la roccia si mantiene sfasciata e pericolosa, ma almeno sia ha ben chiaro dove occorre passare. Più in alto c'è qualche passo di 2° e tanti punti di 1°, in molti casi l'esposizione non è banale e la roccia non aiuta. Arriviamo in cima stravolti ma contenti della gran ravanata. DIscesa attenta viste le condizioni nostre e del pessimo terreno su cui ci si muove. La mulattiera è morbida col fondo d'erba e si scende alla grande fino alle bici. Con Meme.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Gitone messo in lista l'anno scorso quando salendo all'Avic il Ruvi ci colpì per imponenza e aspetto severo. Gita panoramica per tutta la sua lunghezza. Prime luci sulla Gran Becca innevata: grande momento! Si attraversano luoghi selvaggi e molto poco frequentati, panorami e ambiente ripagano del grande sforzo necessario per salire in cima. Il bivio dalla poderale al sentiero 1 indicato da una palina è a circa 300m lineari da Cloutraz, non 1 km! Fino a quota 2400m, sotto il colle Giron il percorso è chiaro. Tra pini mughi e massi erratici non mancano grandi pietraie anche a quote di bosco. Circa 200m sotto il colle, i segni gialli in mezzo ai roccioni scompaiono (chi li ha dipinti ha trovato neve?), e non c'è nessun ometto fino al colle. Si sale alla meglio cercando di non lapidarsi e di non scivolare su sfasciumi fini o roccette mai stabili. Al colle veniamo accolti da un ventaccio gelido che ci fa accelerare il passo. Purtroppo il percorso è faticosissimo tra immani roccioni e altri sassi delle dimensioni più svariate. Qualche ometto aiuta la progressione ma si va spesso ad intuito. Giunti ad un grosso ometto in cresta ravaniamo per un bel po' cercando il passaggio migliore. Qui alcuni ometti messi in posizioni fuorvianti ci fanno più volte sbagliare direzione. Alla fine saliamo verso l'alto cercano i passi più facili e così, con fatica ma senza problemi tecnici siamo al diedro di 2°grado da scendere. Presenza di un chiodo. Con attenzione passiamo e poi con un'altra mezz'ora di sfasciumi più o meno infami siamo in vetta. Il panorama grazie alla giornata strepitosa è da cinque stelle. La discesa fino al colle Giron è ancora una volta complicata per evitare scivoloni e lapidazioni. Dal colle a fondovalle è eterna ma molto semplice. Con Meme in una una luuuuunga giornata.