Le mie gite su gulliver
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
La strada in questo periodo è chiusa all'altezza del camping Arera a circa 1100m. Un sentiero consente di tagliare i tornanti, occorre reperirlo presso una baita a quota 1400m circa. Strada innevata e ghiacciata a tratti, comunque si arriva in fretta ai vecchi inguardabili impianti di quota 1600m. Da qui seguire la strada in direzione del Pizzo e i segni bianco-rossi che ogni tanto appaiono. La neve non è mai continua fino alla Capanna 2000. Dal rifugio inizia la dorsale molto panoramica e dritta verso la cima. La poca neve presente è ghiacciata e portante, ciaspole inutili, ramponi consigliati. Fino all'anticima le pendenze sono cattive e non mollano mai. Tratto finale: discesa esposta che porta ad un colletto. Da qui, con picca e ramponi si risale un canalino in una strettoia, pendenza sui 30-35° max. Finita la strettoia ci si deve ricongiungere alla cresta con un punto ripido, max 40° per 25-30m, da qui difficoltà finite e croce in vista. In condizioni invernali a mio parere un F ci sta, di certo non EE. Panorama bellissimo e per una volta poco vento. Discesa con attenzione nella parte alpinistica e poi giù a cannone verso Plassa. In solitaria.
Giudizio Complessivo :: *** / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: polverosa
neve (parte inferiore gita) :: altro
note su accesso stradale :: Ok a Revolè, oltre strada stretta e ghiacciata
quota neve m :: 2000
Scelgo di andare dove ha nevicato di meno, mi ritrovo nel giro di pochi giorni ancora dalle parti del Lario. Al momento non servono le ciaspole, ho inserito qui la gita in quanto manca l'itinerario escursionistico. La neve è pochissima anche in alto e completamente spazzata dal vento. Ho usato i ramponi negli ultimi 80-90m di dislivello, la neve era durissima e una scivolata è poco consigliata sul pendio finale che è leggermente esposto. La giornata parte male con l'autostrada bloccata a Como per un veicolo contromano! Poi parcheggiata l'auto, poco prima che la stradina diventi sterrata, dopo pochi passi faccio un volo sul ghiaccio che a momenti mi spacco le ossa... Il preannunciato vento da N non molla un attimo e fa un freddo bestia! Dalle baite di Zartigna ho tagliato verso destra salendo, errore perché bisogna andare a sinistra e intercettare una labile traccia che porta sullo spallone di erba e roccette. Poi senza possibilità di errori si è con fatica all'anticima e poi con attenzione (esposto) alla croce di vetta. E' purtroppo molto facile perdere il sentiero, io ho ravanato non poco. Il freddo pazzesco non mi ha fatto godere pienamente del panorama grandioso che spazia dagli Appennini al Bernina passando dal lago di Como, al Legnone (magnifico), le Grigne. il Rosa, gruppo Weissmies, Mischabel etc etc. Auto-vetta-auto: nessun essere umano incontrato nemmeno in giro per le frazioni alte di S.Nazzaro, solo qualche lontano escursionista avvistato mentre saliva sul vicino Monte Bregagno. Un luogo davvero appartato per una gita dal sapore d'altri tempi e lontano da tutto.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Scegliamo di farci una bella gita in montagna per smaltire i bagordi natalizi. Scelta azzeccata: gita incredibilmente bella per i panorami di prim'ordine sul lago di Como. Una volta usciti dal rado bosco la visuale si apre ed è un'emozione per gli occhi la vista sul Rosa, sugli Appennini, sulle Grigne e sul maestoso Legnone che domina la sponda orientale del lago. Il percorso è elementare sia per l'orientamento, data la presenza di numerosi segni bianco-rossi, che per la totale assenza di difficoltà tecniche. L'innevamento è quasi zero al momento, qualche chiazza di neve dal Bregagnino e sulla dorsale del Bregagno. Gli ultimi 100m sono di neve continua ma non abbiamo usato i ramponi. Panorama dalla vetta semplicemente fantastico. Peccato per il vento fortissimo che da S.Amate ci ha accompagnato fino al Bregagnino. Poi dalla dorsale alla vetta era quanto meno tempestoso. Uno dei più bei panorami mai osservati. Con Eleonora.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Chi ha inserito l'itinerario ha sbagliato quotando questo percorso F+. Attenzione: è un PD/PD+, perlomeno in condizioni invernali come in questo periodo. Oggi prime macchie di neve da 1500m, poi neve continua dai 1700. Abbiamo trovato buone condizioni: cresta profondamente tracciata, neve farinosa non completamente trasformata ma in gran quantità. I passaggi di misto sono pochi e semplici in queste condizioni. La ripidezza di molti tratti si aggira e forse supera i 50°, in più ci sono 3-4 discese brevi ma molto esposte e rognose. Aggiungere tutta una serie di passi da compiere su crestine affilate e molto esposte per un impegno globale da non sottovalutare. Poco prima del passo di 3+/4, (che abbiamo aggirato su pendio ripido a sinistra), si trova un punto ghiacciato non banale, punto chiave della via al momento. Un ventaccio maledetto ci ha fatto compagnia dall'attacco alla cima, ma per lunghi tratti eravamo protetti dalla cresta. Panorami e ambiente strepitosi! Gran ressa al Brioschi in cima e traccia evidente e sicura sulla via della Ganda per tornare al Cainallo. Con Silvia, alla quale vanno i miei complimenti, in una grande giornata da ricordare.
Sui primi passi di misto
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Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: polverosa
neve (parte inferiore gita) :: polverosa
note su accesso stradale :: Non necessarie catene
quota neve m :: 1900
Partiamo da casa con pioggerella e nuvoloni, così sarà fino al confine con la Vallee. Qui stelle in cielo e alba limpida come da previsioni. Conca di Cheneil sempre stupenda. Ritorno di Eleonora sulla neve, necessità di una gita breve e facile: difficile trovare meglio di questo. Neve fin dalla stradina per arrivare a Cheneil, polverosa dal bosco fino in cima. Siamo saliti con tutta calma verso il colle Fontana Freida che non abbiamo raggiunto poiché saliti direttamente in vetta, seguendo le tracce di tre skialp che ci precedevano. Panorama sul Cervino da togliere il fiato. Giornata dal cielo dipinto di blu, che noi gente di pianura non vedevamo da settimane. Traccia evidente in salita e decine di possibili alternative per la discesa nel rado bosco, al di fuori da ogni pericolo. Centinaia di persone in giro, macchine parcheggiate sulla strada fino a quasi un km a valle del parcheggio. Solito effetto straniante una volta giunti a Quincinetto: iniziano le nuvole e diamo un arrivederci al sole. Ci rituffiamo nel grigiore della pianura per tornare alla città. Evviva la montagna e i suoi colori.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: polverosa
neve (parte inferiore gita) :: polverosa
note su accesso stradale :: OK
quota neve m :: 1400
Alla ricerca di un altro posto nuovo e mai frequentato, piombiamo in Valchiavenna. Itinerario sicuro, assente quasi ogni tipo di pericolo anche con molta neve come abbiamo trovato noi, nessuna difficoltà alpinistica. Richiesto un buon allenamento per non penare vista la lunghezza dell'itinerario. Nei pressi dell'arrivo del vetusto skilift non troviamo nessuna traccia di sentiero corrispondente alle relazioni in nostro possesso il metro e passa di neve non aiuta. Calzate le ciastre ci addentriamo nel bosco, poi perplessi saliamo verso sinistra e in qualche modo, non senza la solita immancabile ravanata riusciamo a raggiungere il Pian dei Cavalli. Il posto è incantevole e le condizioni di innevamento straordinario rendono il luogo magico. Mi riprendo fisicamente solo dai 2000m in su, ci alterniamo a batter traccia e con grande fatica siamo in cima. Nessun segno di essere umano avvistato nel vallone, solo un grande mistero per due skialp apparsi sopra il lago a quota 2400 circa e saliti da chissà dove! Scendiamo veloci e nonostante qualche tribolazione con una mia ciaspola siamo alla macchina prima del buio. Con Meme sempre fornitore di gite tanto ottime quanto impreviste e il buon Zeus che soffre un po' la neve polverosa ma è in forma e ci accompagna fedele senza batter ciglio.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Splendido giro nelle dolomiti bergamasche. Il percorso è sempre evidente e ben segnalato dove necessario. Subito sopra la grotta dei Pagani inizia la parte alpinistica, e le difficoltà che si incontrano non vanno oltre il 2/2+. I passaggi di 3° di cui si parla in alcune relazioni su internet non li ho visti. Comunque non bisogna sottovalutare l'impegno vista l'esposizione e la non costante qualità della roccia. Decido di sfruttare la catena per la salita, scopro poi una volta sopra che, in condizioni di zero neve/ghiaccio conviene sia in salita che in discesa utilizzare il canalino subito a destra della catena. Si susseguono decine di passaggini facili fino al 2, con qualche passo di 2+. Sono presenti alcuni anelli di calata, che possono effettivamente tornare utili ad un inesperto o in caso di sopraggiunto maltempo. I bolli rossi indicano la via, impossibile perdersi in assenza di neve. Una volta avvistata la croce di vetta si è fuori dalle più grandi difficoltà, con la dovuta attenzione ma facilmente si è in cima. Panorama che spazia dagli Appennini all'Adamello con le Orobie in ovvio grande spolvero. Suggestiva la visione delle Grigne e del Resegone esattamente davanti e di fianco al gruppo del Rosa in lontananza. Partito prestissimo dal passo per anticipare le orde di escursionisti che ho incrociato scendendo. Casco fondamentale soprattutto se in compagnia di altre cordate. In solitaria.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Abbiamo percorso la via facendo le cose in sicurezza. Lunghi tratti in conserva e circa 6-7 tiri più 3 doppie. Risultato: arriviamo in vetta al tramonto! C'è voluta una vita, ma lo spettacolo del mare di nubi con le ultime luci del giorno ripagano di fatiche e ravanate varie. Tecnicamente facile ma da non sottovalutare. Il passaggio untissimo alla fine del primo tiro credo sia ben oltre il 3+. In molti tratti si cammina o si sale sul facile ma occorre anche essere avvezzi a disarrampicare sul ripido ed esposto. Impossibile perdere l'orientamento grazie ai numerosi bolli rossi. Fix presenti nei punti più difficili o pericolosi. In invernale deve essere dura. Discesa con le frontali sulla disastrata cresta Cermenati. In cordata con Gian e in compagnia di Silvia e Alessandro, grazie a tutti!
Giudizio Complessivo :: *** / ***** stelle
Partiamo presto da Carona per fare la cresta Baroni. Arrivati senza grossi problemi all'inizio della parte impegnativa della via decidiamo che oggi per Davide non è giornata ed molto meglio rinunciare che andare a ficcarsi guai in seri. Con estrema attenzione scendiamo i primi risalti della Baroni e traversando sul nevaio sotto la parete Nord ci ricongiungiamo alla normale. Ci sono tutta una serie di passaggi di primo e secondo grado facili ma che richiedono attenzione a non scivolare, soprattutto in discesa. Lo sfasciume orobico regna sovrano ed è bene controllare ogni presa. Percorso faticoso ma di soddisfazione per una montagna severa. Panorama ottimo verso Disgrazia e Bernina, un po' limitato verso la pianura e i giganti orobici per le solite nebbie di calore. Con Davide.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Per una volta le previsioni non lasciano dubbi: sole a picco. Scegliamo una gita impegnativa e lunghissima se fatta in giornata. Partiamo alle 3.45 dalla diga prendendo il sentiero indicato nella relazione. Tramite Gian facciamo conoscenza con il gulliveriano Matteo. Sbagliamo ad un bivio: in totale perdiamo circa 100m di dislivello e un'ora circa ravanando alla ricerca della retta via. Purtroppo Gian è costretto al forfait per un fastidioso mal di stomaco. Il buon Gian prova a salire in tutti i modi ma niente da fare. Tramite un sentiero che alterna tratti ripidi a lunghissimi tratti in piano arriviamo sotto al Nacamuli e in fretta al Col Collon. Dopo una breve pausa, per mettere l'Eveque nella lista delle future cime da raggiungere, ci ramponiamo e facilmente su pendii ripidi a tratti ghiacciati saliamo. Non individuiamo nessun crepaccio ma per sicurezza ci leghiamo e rapidamente siamo all'anticima. Con molta attenzione, in conserva corta, seguiamo il pendio fino in cima. Questa crestina non è banale, con molta neve soffiata, e occorre non sbagliare vista l'esposizione sulla parete N. Dalla cima panorama fantastico. Si è circondati da montagne ardite e poco conosciute in un ambiente selvaggio e isolato. Rinunciamo alla traversata fino al Brulè visto il caldo. Discesa sui nostri passi, con eterno ritorno all'auto lungo il lago di Place Moulin. Con Meme, Matteo e Gianluca.