Le mie gite su gulliver
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Come cantavano i Talking Heads: Once in a Lifetime. Dopo aver salito la Garin ho capito perché si tratta di una montagna così trascurata. L'ultima firma sul libro di vetta era del settembre 2013...Il percorso è evidente, bellissimo e facile facile (E) fino ai laghi Lussert. Giunto al lago di quota 2925m ho preso una traccia labile ma con qualche ometto che mi portato in un landa di sfasciumi terribili. Per quasi un'ora ho zompettato tra sassi di varie dimensioni, da quelli grandi come automobili, spesso ricoperti di brecciolino ad altri di tutte le grandezze che franavano sotto il mio peso, una ravanata mondiale. Ho reperito una lingua di neve che mi ha portato sotto la verticale della cresta che va dal col Valaisan alla vetta della Garin. Con picca e ramponi ho salito una serie di ripidi nevai che alternati ad altri terribili sfasciumi mi hanno depositato tra imprecazioni varie sulla cresta. Questa non è difficile tecnicamente, ci sono vari passaggi di 2/2+. Il problema è che si muove tutto quello che tocchi. La roccia migliore si trova rimanendo sempre sul filo di cresta. Qualche togli-metti di ramponi per dei traversi esposti su neve marmorea. In ogni caso senza grossi patemi sono arrivato in cima con mia grande soddisfazione, pur non sapendo che diavolo di itinerario ho fatto, tra tempo perso e tutto ci ho messo 6 ore da Gimillan...Discesa disarrampicando solo in pochi punti, con ancora più attenzione per lo straterello di 2-3 cm di neve che copriva le zone in ombre tra le rocce. Ho poi reperito i miei nevai e poi giù nella selva di sfasciume sopra ai laghi. Giornata spaziale per una gitona in solitaria da ricordare.
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Gita remunerativa: paesaggi fuori da ogni logica. Da una parte l'oceano, dall'altra i ghiacciai coi piedi immersi in un mare di verde. E all'infinito il nero del sandur che circonda tutto. Giro lungo un paio d'ore ma che difficilmente scorderò, una meraviglia. Abbiamo avuto la fortuna di trovare una giornata calda e soleggiata. Sono salito in maglietta. Ottimo pranzo alle panchine del parcheggio diventate il nostro punto ristoro. Pianificate una mattinata o un pomeriggio da queste parti per il vostro prossimo viaggio in Islanda. Con Eleonora.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Tra tutte le bellezze della penisola di Snaefellsnes il Kirkjufell è imperdibile per un appassionato di montagna. Il fascino di partire da una spiaggia e arrivare in cima ad una vetta, modesta solo per quota, è grande. Sono salito senza guida assumendomi tutte le responsabilità del caso. La giornata è asciutta e non ventosa anche se un po' grigia. I passaggi di roccia sono semplici, le cenge erbose costringono a qualche equilibrismo. Dopo una ravanata nei campi vicino alle fattorie ho puntato alla cresta Sud, decritta nell'itinerario. Superato un gruppo di cavalli e di pecore e trovata la traccia corretta ho seguito anche qualche ometto. L'ambiente è strepitoso, con fiori artici, uccelli in volo tutt'intorno e la vista che spazia verso l'infinito dell'Atlantico. Nessuna croce né altare né madonna in vetta come piace a me. Un solo ometto di pietre identifica la vera cima. Discesa attenta ma più facile del previsto. Peccato per Eleonora bloccata subito alla partenza da un'infiammazione ai tendini. Due ore per la salita e un'ora scarsa di discesa.
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Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Qualche ora di sonno in tenda nei prati a Pont e alle 3 siamo in marcia. Sul sentiero n°1 abbiamo un incontro notturno con una volpe. Dopo una breve pausa partiamo dal Vittorio alle 4.40. Raggiungiamo sugli sfasciumi decine di lucine aventi tutte la stessa destinazione. Sul ghiacciaio è presente una traccia nettissima che non lascia dubbi sul percorso da tenere, nessun crepaccio evidente in vista e terminale chiusa. Una massa di persone sale verso il Granpa, superiamo le cordate più lente e arriviamo facilmente sotto la madonnina. Non raggiungiamo la statua perché dopo mezz'ora di attesa eravamo ancora ben lungi dal potervi accedere. Molti salivano slegati, anche tardi. Discesa facile facile. Il fascino di un ambiente strepitoso è limitato dall'affollamento improponibile. Con Davide, per una gita ed una giornata comunque indimenticabile.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Mi gioco un giorno di ferie. Scelta azzeccata alla grande. Parto nel tardo pomeriggio da Pila e salgo in fretta per precedere il buio. Dormo in tenda in zona colle Chamolè, poi con la luce della Luna mi incammino verso il rifugio Arbolle. Il sentiero è sempre evidente e molto facile fino al lago Gelato. Ci sono alcuni nevai da attraversare ma non creano alcun problema. Osservo un'alba bellissima su Grivola e Granpa. Dopo il lago, da quota 3050 circa i nevai sono consistenti e si alternano alle roccette fino al colle dei Tre Cappuccini. Dal colle ho seguito gli ometti e ravanando e perdendo non poco tempo, con solo qualche macchia innocua di neve arrivo in vetta a godermi un panorama strepitoso. In questa condizioni non ci sono difficoltà alpinistiche, il grado EE/F è ok. Dopo una lunga sosta mi accingo a scendere; arriva in quel momento una compagnia di Alpini salita per la ferrata. Mentre scendo con calma verso il colle scopro che un intero battaglione di militari composto da 160 elementi sta salendo verso l'Emilius!!! I ragazzi e ragazze, che avevo visto accampati in zona Arbolle, salgono a gruppi compatti e rischiano di tirarsi pietre e massi uno addosso l'altro (come poi purtroppo è successo, spero senza conseguenze gravi). Impiego un po' di tempo in più a scendere, per qualche parola scambiata coi militari e perché loro sono tantissimi e in ogni momento volano sassi da tutte le parti, almeno loro avevano tutti il casco... Scendo i nevai sotto al colle con i ramponi ma si potrebbe fare anche senza. Ho rinunciato alla salita della Punta Garin, ci riproverò . Arrivato al colle Chamolè salgo fino alla cima Testa Nera su sentiero ripidissimo ma mai esposto, ne è valsa la pena. Scendo poi con molta calma verso Pila evitando il più possibile di vedere gli impianti. Tanta gente in giro e decine di bikers da discesa nei boschi sopra Pila.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Una via da leggenda, breve ma incredibile. Il secondo tiro è qualcosa di indimenticabile e da solo vale il viaggio e giustifica ogni sforzo. Chi ne ha le capacità tecniche non può perdersi questa via strepitosa. Un saluto al direttore del corso Max, Alessandro S. ed Heidi compagni di avventura ed un ringraziamento speciale alla grande Cristina che mi portato su in cima in piena sicurezza in un luogo magico.
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
Molti dubbi alla vigilia su dove andare visto che non ho nessun compagno di gita. Scelgo la Becca sicuro di poter incontrare qualcuno sul sentiero. Dopo 3h di sonno in macchina, alle 4 sono in partenza. Nel buio totale fatico a seguire il sentiero dopo il rifugio, per fortuna le prime luci mi aiutano quando iniziano gli sfasciumi. Incontro Marcello e Fabio che mi saranno di grande compagnia. Ramponi ai piedi da quota 2500 circa e fino in vetta. Condizioni dei pendii di accesso al canale ottimali. Gran rigelo e traccia presente. Ramponati saliamo il canale senza grossi problemi. Al colletto andiamo verso la cresta e la vetta. Nessun problema, a parte il fiato corto, sulla cresta. Passaggi di 2° non ne abbiamo superati, ma dove sono? In vetta alle 8.40 sono pieno di meraviglia per il panorama sconfinato. Il ventaccio gelido suggerisce di iniziare la discesa. Nel canale si scende nuotando un po' ma senza grossi pericoli. Gita ancora in condizione, a patto di partire il più presto possibile la mattina.
Giudizio Complessivo :: **** / ***** stelle
Sgambata sulla Grignetta dopo il Monte Leone del giorno prima. Partito al buio mi godo in silenzio totale l'alba sul sentiero della direttissima nei pressi del canale Caimi. Il percorso è un continuo saliscendi, ci sono molti tratti esposti, non è certo il modo più veloce di salire in vetta! Giro sconsigliato a chi soffre di vertigini o non ha piede fermo. Non conviene fidarsi troppo di catene e cavi soprattutto appena dopo il disgelo delle nevi invernali, ho visto qualche ancoraggio saltato. Se non si utilizzano le catene i passaggi di arrampicata non vanno oltre il 2+, forse qualche 3 andandoselo a cercare. Occhio ai molti tratti sporchi di terriccio. Catene e staffe sono indispensabili per affrontare in sicurezza alcuni traversi e la discesa nei pressi del caminetto Pagani. Casco indispensabile, circolano molti arrampicatori e molti camosci che fanno volare pietre ovunque. Mi sono fermato nel punto in cui poco a monte del rifugio Rosalba il sentiero sbuca sul lato N della montagna, troppa neve. Avevo con me picca e ramponi ma era troppo pericoloso affrontare i traversi in direzione vetta con tutta quella neve di marmo senza una corda. Sono quindi sceso dal sentiero dei Morti a valle del rif Rosalba e da lì con qualche saliscendi fino ai Resinelli. Invasione di merenderos al parking. Ambiente spettacolare e quasi gotico tra le guglie della Grignetta. In solitaria
Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
osservazioni :: visto cadere valanghe a pera
neve (parte superiore gita) :: polverosa
neve (parte inferiore gita) :: crosta portante
note su accesso stradale :: Parcheggio comodo all'Ospizio del Sempione
quota neve m :: 2000
Finalmente il Leone! Partiamo tardissimo dall'Ospizio, per fortuna il rigelo è violento e la neve dura permette una progressione veloce. Nessun problema al traverso, rapidamente saliamo al Breithornpass superando gruppi di skialp diretti al Breithorn. Il panorama che si apre man mano che si sale è mozzafiato. Dopo una breve consultazione ci leviamo ogni dubbio e puntiamo il Leone. La sua possente mole appare appena si inizia a perdere quota in direzione dell'Alpjegletcher. Il percorso quasi pianeggiante verso l'insellatura è eterno. Lasciamo le racchette per un ultimo ripido traverso e picca e ramponi saliamo la cresta verso la cima. Non ci sono vere difficoltà tecniche, occorre però la massima concentrazione per l'esposizione. Misurando ogni passo con la dovuta calma arriviamo al segnale trigonometrico di vetta. Nel frattempo qualche nube ci avvolge. Discesa con attenzione fino alla sella. Arrivati in fretta nei pressi dei pendii da risalire verso il Breithorn pass scopriamo che sono cadute due piccole valanghe dalle barre rocciose. Ne cade un'altra (minuscola) mentre stiamo per passare. Letteralmente di corsa traversiamo e tirando un sospiro di sollievo siamo fuori. Dal passo, con un bel po' di nuvole sopra e intorno a noi, ci buttiamo in picchiata per toglierci dai ripidi. In breve siamo al traverso, passato più agilmente del previsto e poi sui facili pendii sopra l'ospizio. Anche oggi gli unici con le ciaspole in tutto il vallone. Altra gitona in tasca, con Meme.
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Giudizio Complessivo :: ***** / ***** stelle
osservazioni :: nulla di rilevante
neve (parte superiore gita) :: primaverile
neve (parte inferiore gita) :: primaverile
note su accesso stradale :: Strada chiusa alle miniere
quota neve m :: 1700
Meraviglia, gita da sei stelle! Ambiente dolomitico superbo in un angolo di Lombardia, la val di Scalve, poco conosciuto. Abbiamo salito il canale Bagozza, non la normale (molto più facile), dalla quale siamo scesi. Nonostante abbia spento la sveglia involontariamente, alle 6.30 (in grave ritardo per i miei standard) parto dal parcheggio del divieto di transito. La strada asfaltata è noiosa, ma spesso si riesce a tagliare. Passo dal rifugio Bagozza, sfiorato da un'impressionante valanga invernale, e in un attimo sono al laghetto sotto la madonnina dei Campelli. Le ciaspole in queste condizioni sono risultate inutili, rigelo violento e neve dura dai 1700 fino in cima. Attacco il canale N, o della Bagozza, quello di destra, non quello relazionato qui. Salgo in compagnia di un alpinista di Premolo, veloce, simpatico, forte e gentilissimo che saluto. Sfruttiamo a pieno le profonde tracce presenti (chi ha tracciato s'è fatto un mazzo così!) e senza problemi siamo al passo Bagozza. Non c'è cornice. Occorre però superare un ripido pendio di circa 40m di neve gelata, fino a 60° e forse oltre (indispensabili per me le due picche), per accedere alla breve ed elementare parte in roccia. Un'ultimo sforzo e tocchiamo la croce. Che panorama! Montagne incollate al cielo in una giornata limpidissima. Dopo le foto di rito scendiamo attenti fino al passo delle Ortiche. Qui la cornice è alta 3 metri, la scendo non senza difficoltà e poi con qualche piccolo tratto faccia a monte accedo alla facile parte centrale del canale e poi rapidamente ai Campelli e all'auto. Invidia e ammirazione per alcuni skialp che scendono il canale belli tranquilli mentre io arranco in discesa sui ramponi. Gita in solitaria.