Raggiunto il Bivacco Ferreri – Rivero seguendo il segnavia 316 (2h30′; vedere itinerario), salire fino alla base del Ghiacciaio nord del Mulinet e risalirlo verso il suo bacino di accumulo in direzione dell’evidente sperone che scende direttamente sul ghiacciaio dalla vetta dell’Uja di Mezzenile (Via Rivero). Passare sotto la base dello sperone arrivando allo sbocco del canale che d’inverno ospita la goulotte “Mandarina Citrouille”, interessato da frane piuttosto recenti e che bisogna abbandonare velocemente a favore dello zoccolo di placche posto sul suo fianco sinistro idrografico.
Superare la terminale, talvolta difficoltosa e salire le placche con una lunghezza di 40 metri su roccia non buona e con blocchi instabili. Siamo di fatto sullo zoccolo della parete est della Cresta di Mezzenile. A questo punto è obbligatorio per circa cinque lunghezze di corda salire il canale nordest del Colletto di Mezzenile, con difficoltà massima di III + e tratti di neve residua alternati a rocce friabili, passando sotto l’attacco della via Grassi – Sant’Unione (1969) che scende dallo sperone 3415 m della Cresta di Mezzenile. Poco oltre questo inconfondibile pilastro, nella parete si apre una marcata gola oltre il quale si erge l’ultimo pilastro che scende dalla cresta, prima della cima trapezoidale della Punta di Mezzenile. E’ questo il più alto punto della parete est della Cresta di Mezzenile ma anche il suo tratto più breve, ergendosi di fatto dal canale per soli 300 metri. Il punto dove prosegue la via su detto pilastro è inconfondibile: a destra esso è delimitato dalla “gola” e c’è una fascia strapiombante di rocce grigiastre. Si attacca subito al centro lungo un camino-spaccatura molto bello che si sale con divertente arrampicata fino a un terrazzo IV+/V. Si prosegue sulla destra del camino poggiando sulle belle placche verticali ma lavorate, sempre ben proteggibli IV e V, per circa due lunghezze di circa 50 metri. A questo punto la parete si fa più ripida e si supera un diedro con un passo atletico a metà VI – per poi proseguire su spigoletto poco proteggibile per alcuni metri V, fino a un pulpito. ancora diritti e poi piegando leggermente a destra su roccia più facile ma con tratti friabili, fino ad approdare a un ampio terrazzo inconfondibile, da cui parte il tratto finale di parete che e caratterizzato da una parete grigiastra contornata a sinistra e a destra da due sistemi di tetti inclinati e che osservata dal basso assume la forma pentagonale. E’ questa probabilmente la linea di uscita originale, ma crolli recenti e la roccia troppo pericolosa, hanno consigliato di percorrere la terrazza verso sinistra fino al suo termine, e attaccare lo spigolo della parete trapezoidale della Punta di Mezzenile 3429 m, su roccia più solida. Con due lunghezze si esce in cima alla cresta di vetta, in prossimità di due spit-roc m8 con fettuccia verde scolorita (diff V+).
Discesa: raggiunta la Punta di Mezzenile, scendere una placca fessurata con rocce rotte in direzione sud con brevi passi di II grado, fino a reperire un ancoraggio su clessidre. Di qui calarsi per 30 metri fino a un cordone incastrato successivo. Con altra doppia più breve si arriva a un nuovo ancoraggio con cordone verde e quindi si scende brevemente sul brecciolino con neve del Colle nord della Gura, lato italiano. Si raggiunge la stretta del colle e di qui si scende per un canalino ripido di ghiaccio-neve (o ghiaia e ghiaccio in alcune stagioni) Doppia possibile. Si raggiunge così il Ghiacciaio e il Col du Grand Mean 3216 m sul lato francese. Si oltrepassa il colle in direzione sud (banchi di rocce facili) scendendo sul docile Glacier du Grand Mean. Senza perdere quota passare sotto le rocce della cresta ovest dell’Uja della Gura, quindi risalire in direzione della Tour Bramafam 3271 m, che dal lato francese emerge dal ghiacciaio per poche decine di metri, contornarne la base e piegare in direzione est-sudest sulla cresta di spartiacque italo-francese, fino al Colle di Santo Stefano 3228 m. Puntare ancora brevemente allo sperone quotato 3247 me che lo delimita a est e, senza raggiungerne la cima, iniziare una ripida discesa su rocce rotte e smosse portandosi verso il filo del suo sperone nord (impressionante all’inizio). Lo sperone si abbassa fino al sottostante Ghiacciaio sud del Mulinet. Si scende quindi all’incirca lungo il suo filo, evitando il più possibile i canali sulla sua sinistra idrografica battuti dalle scariche di sassi e caratterizzati da rocce instabili. Scendere con brevi passi di arrampicata non difficili, fino a quando lo sperone non fa un salto verticale sul ghiacciaio. Fronte a valle, allora, andare leggermente a sinistra e sul ciglio, reperire un ancoraggio su cordini e clessidra che permettono di fare una doppia di 30 metri fino sul ghiacciaio. Il superamento della crepaccia terminale, in stagione avanzata, può creare qualche problema. Approdati sul plateau del ghiacciaio, rientrare sulla morena frontale e quindi al Bivacco – Ferreri Rivero
Materiale: Piccozza ramponi, materiale di sicurezza per ghiacciaio, una serie di friend fino al 4 raddoppiando dall’1 al 3. Una scelta di nut. Un’assortimento di chiodi. cordini e fettucce.
- Bibliografia:
- Ascensioni escursioni e traversate alpinistiche nei bacini Gura-Martellot-Levanne M.Blatto- Cai Venaria 2016