Si segue per il rifugio Soria Ellena per circa 10 minuti fino a incontrare un rivo sulla destra (ponte), dove si abbandona il sentiero per risalire sull’enorme conoide che stà alla base del Vallone di Laura (conviene fare ancora qualche minuto a piedi per risalire il risalto onde evitare infognamenti lungo il ripido alveo del fiume). Salito liberamente il conoide, al suo termine si segue una labile traccia di sentiero, un tempo segnato sulle carte, ora decisamente abbandonato, che risale all’interno del bosco lungo la destra idrografica (evitare di salire sulla sinistra idrografica che è piena di salti di roccia).
Dopo circa un centinaio di metri di dislivello, al sopraggiungere delle barre rocciose, il sentiero si sposta sulla destra (attenzione a non perderlo che se no diventa ostico risalire le barre rocciose) per inoltrarsi nel bosco. In questo tratto il sentiero è ottimamente conservato ed evita pericolose e faticose tribolazioni nel bosco.
Lo si segue fin che si può (ogni tanto scompare per qualche metro indi per cui occhio a non farselo sfuggire) fino ad oltrepassare il salto di roccia che “custodisce” la valle, per terminare a quelli che un tempo erano dei ciabot, ora solo più dei sassi poco più che ordinati.
Da questo punto in poi non c’è sentiero che tenga e bisgona risalire liberamente il pendio orografico destro per tutta la gita (conviene stare a ridosso della parete rocciosa sulla sinistra in quanto presente una debole traccia di sentiero che però non dura molto). Il primo pezzo di pendio è fatto da pietroni, sorpassati gli unici due rivi del pendio (e unico punto d’approvigionamento d’acqua) diventa composto da bassi arbusti che salendo si tramutano in erba. La risalita lungo il pendio termina alla nettissima morena glaciale di quota 2340 metri dove è presente il piccolissimo ghiacciaio (o meglio, nevaio perenne) della Punta Ciamberline, la cui parete nord incombe proprio sopra la morena. Da qui si vede finalmente il colle e la cima di Laura, fino ad ora nascosti. Per il colle si risalgono i pendii erbosi, vieppiù ripidi. Dal colle, da cui si gode di uno spettacolare panorama sull’Argentera, si risalgono sulla destra un facile pratone che termina una trentina di metri sotto la rocciosa cima. Per la vetta è d’obbligo l’attrezzatura alpinistica per affrontare questi ultimi metri (valutazione PD penso), mentre la gita escursionistica termina qua.
Per la discesa si ridiscende dal percorso di salita facendo attenzione a riprendere il sentiero nell’ultima parte.
Per quanto non abbia un dislivello mostruoso (1400 m per la vetta, 1360 per la gita escursionistica) richiede un buon impegno in quanto i lunghissimi tratti fuori sentiero sono assai poco scorrevoli e richiedono sempre grande attenzione, particolarmente nella discesa.
Consigliata a chi cerca ambienti più che solitari e selvaggi.
Per la versione invernale della gita si veda l’itinerario alla Nord della Punta Ciamberline nel settore di sci ripido.
- Cartografia:
- IGC n°8 - Alpi Marittime e Liguri