L'itinerario è stato classificato come F per via della discesa sul versante valdostano, che specialmente a fine stagione presenta difficoltà alpinistiche ( necessari picozza e ramponi ed il superamento di un tratto di sfasciumi instabili a pendenza molto elevata - casco consigliabile), che la rendono pericolosa.
Dal pian di Goi in poi non è presente alcuna segnaletica fino a quando non ci si raccorda con la normale della Tresenta dal Rifugio Vittorio Emanuele; una volta superati i resti della mulattiera reale di caccia che risaliva nel vallone di Goi non è presente alcuna traccia di percorso.
Dalla piazzetta alla fine della strada asfaltata scendere a destra (indicazioni per il rifugio Noaschetta) ed attraversare il torrente Ciamosseretto su di una passerella in legno; il sentiero sale ora in un bosco di conifere, fino ad immettersi nel sentiero che da Noasca sale al Gran Piano (bivio, prendere la diramazione in salita).
Al bivio successivo scendere a destra per imboccare il sentiero attrezzato “corto” ( facile) per il rifugio Noaschetta il quale, superando tramite cenge alcune pareti rocciose, conduce in breve nei pressi di un piccolo bosco di betulle visibile alla vostra destra; senza raggiungerlo continuare a salire ignorando la diramazione di destra per il rifugio.
Dopo aver superato una pietraia, il sentiero va a congiungersi con la mulattiera per l’alpe Bruna ( indicazioni per il Bivacco Ivrea) che passa al di sopra del rifugio Noaschetta, raggiungendo dapprima il casotto Pngp dell’alpe Arculà, poi i pianori dell’alpe Bruna e dell’alpe Bruna superiore fino ad arrivare ai bordi del lungo pian di Goi.
Arrivati a questo punto occorre abbandonare la traccia per il bivacco Ivrea e costeggiare il lungo pianoro sulla destra idrografica percorrendo i resti della mulattiera reale di caccia.
Verso la fine del pianoro la mulattiera comincia a salire verso destra arrivando con alcune svolte nella conca del piccolo laghetto di Goi.
Senza raggiungere il lago ( che lascia alla sua destra), la mulattiera attraversa un piccolo torrente e comincia a risalire la morena frontale del ghiacciaio di Goi, sul versante destro idrografico del vallone, dove si perde.
Continuare a salire sulla dx idrografica del vallone di Goi fino ad una quota di 3050 m circa; arrivati a questo punto occorre attraversare il rio centrale per superare con alcune svolte, prima a destra, poi a sinistra, infine di nuovo verso destra e sempre sulla sx idrografica del vallone un sistema di piccole pareti rocciose che sembra sbarrare il passo (la traccia segnata sulla cartina MU in questo tratto è approssimativa – errata a giudizio di chi scrive).
Giunti al ripiano superiore, continuare a salire per pietre e sfasciumi a modesta pendenza in direzione dell’evidente depressione occupata dal colle, ai piedi della becca di Moncorvè, lasciando in basso a destra il piccolo ghiacciaio occidentale di Noaschetta.
Dal colle scendere direttamente per ripidi sfasciumi lungo una piccola traccia che dopo pochi metri di dislivello ed alcune svolte si perde in corrispondenza di un marcato cambio di pendenza, dove inizia la parte più delicata del percorso, circa 40 metri di dislivello di sfasciumi ripidissimi ed instabili.
Per superare questo tratto occorre scendere con estrema attenzione, sfruttando gli affioramenti rocciosi presenti ed i massi stabili; questo tratto è soggetto a continuo rimaneggiamento a causa della caduta di terra e pietre; valutare la possibilità di fare una calata.
Pochi metri più in basso si raggiungono i resti del ghiacciaio di Moncorvè, che a fine stagione richiedono l’utilizzo di ramponi e picozza, seppur per un breve tratto.
Togliere i ramponi e scendere lungo il vallone fino ad incrociare la traccia della normale della Tresenta e seguirla fino al rifugio Vittorio Emanuele seguendo i numerosi ometti.
- Cartografia:
- Carta MU edizioni