Sia i Muret sia la quota 2889 m sono molto panoramiche specie sul vicinissimo Rocciamelone e sulle montagne dell’alta Val di Viù. La seconda è molto più facile e senzaalcun problema di salita.
L’itinerario si svolge in un valloncello laterale posto fra il Palonetto e il crestone che scende dai Muret, molto selvaggio e pochissimo frequentato.
Caratteristico il laghetto sotto il Passo Muret, non segnato su alcuna carta, circondato da nevai presenti spesso anche a fine estate
La difficoltà generale è EE, che diventa F solo nel tratto dopo la quota 2967 fino alla vetta
dei Muret. E' comunque un itinerario da non sottovalutare per la lunghezza e per il percorrere zone senza alcun segnale. Occorrono piede fermo e buona capacità di orientamento.
Da Malciaussia prendere il sentiero per il rifugio Tazzetti. Superata la sorgente, si sale i ripidi tornanti chiamati localmente “’l bal ëd l’ors”. Superata la passerella in legno al termine di esso, proseguire per poche centinaia di metri fino ad incontrare, sotto la bastionata di rocce,un ometto sulla sinistra.
Da qui parte una piccola traccia che si inerpica sul ripido pendio, segnalata con radi ometti. Se non si trova all’inizio, basta salire sui prati sovrastanti e la si intercetta facilmente dirigendosi verso sud.
La traccia non è mai molto evidente, ma se si segue con attenzione non si perderà fino al lago.
Salire tenendosi sulla sinistra orografica del valloncello, piuttosto in alto. Si perviene ad una zona di sfasciumi in cui è spesso presente un grosso nevaio. Superarlo da sopra se possibile, per seguire la traccia.
Proseguendo si supera un ruscello e ci si porta verso il centro del valloncello, ora stretto. Si superano alcune balze con bei piani erbosi, fino a pervenire a un laghetto. Contornarlo sulla destra orografica e proseguire sul facilissimo declivio che porta al passo Muret ben visibile davanti.
Da qui per i Muret piegare a destra sul crestone, percorrendolo tutto a parte un piccolo tratto di rocce in cui conviene passare a mezza costa sul versante val di Viù.
Dopo un ultimo tratto di prato si raggiunge la quota 2967 m. Da qui il percorso si fa più difficile, mentre ci appare la vetta rocciosa. Scendere al vicino colletto con molta cautela sulle roccette poco appigliate.
Poi tagliare verso ovest sul pendio di sfasciumi per poche centinaia di metri, quasi in piano. Si perviene a una cengia abbastanza larga che taglia in lieve salita verso ovest il pendio. Al suo termine poco sopra se ne scorge un’altra, poco evidente, che va in direzione opposta, verso est.
Percorrerla tutta fino a raggiungere la cresta.
Percorrerla per un centinaio di metri e, appena si incontra la parte rocciosa, abbandonarla e tagliare salendo il pendio sul lato val di Susa. Proseguire con cautela puntando a un canalone in fondo che, al termine del pendio di sfasciumi, scende dalla vetta.
Imboccare il canalone e salire direttamente tenendosi sempre sulla destra. Un primo passaggio di facile arrampicata (1° grado), poi si perviene a una zona di pietre evitabili in parte tenendosi ai bordi. Si arriva a una zona completamente rocciosa ma ben appigliata (1° grado) che porta a pochi metri dalla vetta, che si raggiunge prima andando a destra e nell’ultimissimo tratto a sinistra su facili pietroni .
Se si vuole avere meno problemi, ma comunque raggiungere una bella puntina, dal passo piegare invece a sinistra e salire sul ripido ma facile pendio di pietre ed erba fino alla quota 2889 m.
- Cartografia:
- Fraternali n° 8