Nefelgiù (Corno Orientale di) da La Frua

Partenza da Riale, seguendo quello che resta della pista da fondo alzandoci poi in direzione della diga; i pendii tra Frua e Riale sono ormai privi di neve per cui il percorso nella parte bassa è pressoché obbligato, con neve al mattino ancora portante sotto un sottile strato recente. Oltre Furculti lo strato deposto dalle recenti precipitazioni aumenta gradualmente di spessore, fino a diventare considerevole verso la cima. Purtroppo si tratta di neve piuttosto gessosa e pesante, non il massimo per sciare soprattutto per chi come il sottoscritto è del tutto privo di allenamento. In cima ci accolgono delle nuvole che, beffarde, si dissolveranno quando saremo già scesi da una mezz’ora; non sarebbe comunque stato prudente aspettare in cima con la visibilità che avrebbe potuto anche peggiorare. Nel tratto ripido sotto la Bocchetta alta di Nefelgiù lo spesso strato di neve si affeziona ai miei sci e decide addirittura di tenersene uno; mentre armeggio con la sonda per cercarlo interviene un “angelo”. Come definire diversamente la simpatica scialpinista che trova il mio sci un paio di metri più a valle? La sonda da 2 metri e 40 entrava fino a metà prima di toccare lo strato più duro sottostante. Rimessi gli sci continuo la discesa con neve più o meno nelle stesse condizioni fino ai pendii inferiori, dove per la forte esposizione solare la neve sembra colla. Con qualche spinta si arriva comunque ancora fino a Riale.

Parto senza socio e senza troppa convinzione per la Formazza, deciso a fare la prima gita scialpinistica dopo quasi cinque mesi di forzata inattività. La fortuna, mancata per tutto l’inverno e buona parte della primavera, decide di aiutarmi facendomi incontrare Gabriella e Michela, la migliore compagnia che potessi sperare di avere. Fa niente la nebbia in cima e la neve “così così”: resta comunque una giornata da ricordare, di cui sentivo la mancanza.