La difficoltà del percorso non è da sottovalutare; si svolge per buona parte senza sentiero e prevede un passaggio obbligato di II°, dove si consiglia di utilizzare una corda, almeno per la discesa. Secondo autorevoli voci locali, esisterebbero altri due possibili itinerari per la vetta senza passaggi difficili, uno dal versante di Campeia, dove passa la via qui descritta, l’altro dall’Alpe Forno. Entrambi risultano però di difficile individuazione, con la necessità di indovinare il giusto percorso tra cenge e salti di roccia.
Questo itinerario invece presenta il vantaggio di essere comunque sempre evidente e non comporta problemi di orientamento, anche con visibilità non ottimale. Altri possibili accessi sono prettamente alpinistici. Durante l’intero tragitto non si trova acqua, fatta eccezione per la fontana dell’Alpe Colla con acqua scarsa e calda.
Un’ altra fontana, con ottima e abbondante acqua si trova invece all’ Alpe Campeglia all’inizio del sentiero per l’Alpe Colla, nel tratto qui descritto come alternativo e consigliato in discesa.
Tutta la zona non è coperta dal segnale telefonico, presente probabilmente solo in vetta.
Da Arvogno si segue la strada asfaltata fino al ponte sul Melezzo e si prosegue sulla mulattiera che si stacca sulla destra, dopo il ponte. La mulattiera incontra nuovamente la sterrata che si segue fino a un altro ponte, passato il quale si abbandona la traccia principale per risalire i prati sulla sinistra, tralasciando un’altra traccia più evidente quasi in piano che si allontana verso sinistra.
Ben presto compaiono tracce di sentiero. Un cartello in legno indica l’Alpe Colla, che si raggiunge dopo aver oltrepassato un gruppo di baite.
Dall’Alpe (m1563) si prosegue in lieve discesa per un sentiero, ristrutturato pochi anni fa, che attraversa diversi corsi d’acqua in direzione dell’Alpe Campeglia. In corrispondenza di uno di questi avvallamenti il sentiero è franato e va percorso con attenzione. Prima di attraversare il torrente principale, che scende dal vallone di Campeia, si notano a destra degli ometti che si seguono salendo in direzione Nord-Ovest.
Dopo circa 200m non si incontrano più ometti e si continua a salire senza percorso obbligato in direzione del passo, attraversando il ruscello dove si ritiene più opportuno. In alternativa, chi preferisce rimanere sul sentiero anche se ciò comporta un allungamento del tragitto, dal punto dove si notano gli ometti può proseguire per l’alpe Campeglia (m1540), quindi Alpe Casariola (m1565), poi deviando a destra per l’Alpe Campo.
Qui si incontra prima un alpeggio con baite ristrutturate da poco, segnalato sulle carte come Alpe Cortevecchia (m1776) ma indicato in loco come Alpe Campo, poi si perviene ad un alpeggio abbandonato con resti di una cascina crollata (m 1796) indicato come Alpe Campo in cartografia.
Da qui si sale in direzione Nord-Ovest seguendo il letto di un torrente in secca dove più avanti si incontrano tracce di sentiero e dove a volte affiora un grosso tubo in plastica per l’acqua. Più in alto le tracce spariscono e ci si ritrova nel vallone di Campeia, tra grossi massi erratici, alcuni dei quali recanti coppelle preistoriche; qui ci si ricongiunge con l’itinerario diretto.
Da qui si prosegue in direzione del passo ma prima di raggiungerlo si sale a sinistra per la ripida pietraia, facendo molta attenzione alle pietre mobili, fino alle rocce verticali della vetta. Qui si incontra una stretta cengia che a destra porta ad una spaccatura tra la vetta e la Punta Gemma, sormontata da un caratteristico gendarme.
La cengia si segue in direzione opposta, verso sinistra, fino ad un canalino verticale, piuttosto umido, che rappresenta il passaggio più difficile dell’intera escursione.
Dopo il canalino si salgono ancora delle roccette facili ma esposte, fino ad arrivare ad un intaglio da cui ci si immette nel versante dell’Alpe Forno; sono visibili più in basso gli enormi lastroni noti come i “Polmoni” della Scheggia. Da qui si prosegue in diagonale verso Ovest, senza grosse difficoltà, fino alla vetta.
Le rocce che si incontrano subito dopo l’intaglio si possono aggirare verso sinistra, scendendo di qualche metro e percorrendo una cengia erbosa.
Da qui alla cima è un susseguirsi di lastroni poco inclinati, su cui si cammina agevolmente se asciutti, e tratti erbosi. Un ometto formato da una lastra appuntita infissa verticalmente preannuncia l’arrivo in vetta (m2448).
- Cartografia:
- CNS 1:25000 foglio 1311 Comologno
- Bibliografia:
- Gianfranco Francese – Valle Vigezzo – Ed. Tamari