Il dislivello è indicativo in quanto i saliscendi sono parecchi ed è relativo alla salita che evita le punte di Pizzo, Todano e Cugnacorta. Comprendendo anche queste, il dislivello si aggira sui 1500 m.
Dall’Alpe Gabbio si segue la strada sterrata oltrepassando l’Alpe La Piazza e giungendo nei pressi delle prime case dell’Alpe Sunfai (q. 1240 circa). Qui vi sono due possibilità:
1. voltare a dx e risalire il ripido sentiero tra la folta erba olina che passa dai ruderi dell’alpe Trecciura e consente di arrivare in cima a “il Pizzo” (m. 1644) e poi di proseguire sulla dorsale erbosa fino alla croce del Monte Todano (Todem) o “i Balmitt”(1667). Da qui sempre seguendo il sentiero, talvolta esposto, si scende al Colle della Forcola;
2. proseguire sulla strada poi sentiero tra le case dell’Alpe Sunfai e, oltrepassato l’abitato, salire al Rifugio Pian Cavallone e alla Cappella di Pian Cavallone su mulattiera a tacche bianco/rosse. Dalla chiesetta si continua a dx percorrendo una parte del sentiero Bove sino al Colle della Forcola (alcuni tratti franati sono stati ricostruiti con pali e pietre a sostenere il passaggio).
Dal Colle della Forcola il tracciato, tra ripida erba olina e roccette affioranti e con molti saliscendi, continua in traverso sul versante verbanese, i passaggi su roccia potenzialmente scivolosi son protetti da catene. Si raggiunge una cresta/costolone erboso che scende a dx verso un alpeggio, da qui la salita si fa più decisa sino ad un tratto delimitato da paletti e catene (Scala Santa) che riporta in cresta ad un colletto (Passo del Diavolo). Si continua sulla cresta ora più aerea ma sempre ben attrezzata. Si ritorna quindi sul versante E e con un ultimo strappo ripido si tocca la cappellina/rifugio posta pochi metri sotto il Pizzo Marona (m. 2051), che si raggiunge in breve per dorsale (sentierino).
In alternativa, per toccare anche la vetta della Cima di Cugnacorta, dal Colle della Forcola si risale la ripida dorsale che si ha di fronte reperendo una traccia in mezzo all’erba foltissima (qualche ometto), si toccano un paio di elevazioni, una delle quali contrassegnata da una croce e libro di vetta, e si prosegue sempre su traccia ripida sino alla Cima di Cugnacorta (m. 1894), dalla quale la cresta digrada verso il Pizzo Marona. Si continua per cresta, ora più rocciosa e irregolare, abbassandosi poi di qualche metro sul versante verbanese per aggirare alcune roccette su traccia di animali, ma riprendendo la cresta quasi subito in corrispondenza di un breve tratto roccioso contraddistinto da roccia bianca dove occorre aiutarsi con le mani. Da qui si prosegue stando sul filo, calando di qualche metro sul versante O unicamente per oltrepassare una piccola placca. Giunti nel punto dove la cresta si impenna verso il Pizzo Marona, si prosegue a dx per tracce fra l’erba olina e ci si ricongiunge al sentiero proveniente dal Colle della Forcola dove questo raggiunge la cresta/costolone che scende a dx verso un alpeggio.
Dall’ometto del Pizzo Marona si può proseguire, ancora una volta, per la facile dorsale ridiscendendo in breve a guadagnare il sentiero indicato da tacche bianco rosse oppure ritornare alla cappellina e imboccare da qui il percorso a tacche. Si scende dapprima in modo deciso poi si continua in traverso, con tratti attrezzati con catene, utili in caso di roccia bagnata sino a raggiungere l’ultima depressione che precede il Monte Zeda. Si arriva alla croce di vetta (m. 2156) o per dorsale o su sentiero che sbuca sulla dorsale a pochi metri dal culmine.
- Cartografia:
- Carta Nazionale della Svizzera - 1:50.000 - Domodossola n. 285