Non sempre facilmente proteggibile, anche a causa della qualità della roccia.
L’itinerario, con difficoltà sostenute sul VV+ e con alcuni tratti un poco più difficili nella parte centrale, segue la direttiva del gran diedro giallo che taglia la parete. Dove il diedro termina, la via piega decisamente a destra per altri diedrini, fino ad una sosta a spit. Da qui si esce a sinistra in comune con una via a spit per un lungo tiro che porta sulla cresta sommitale (attenzione, forti attriti).
Primo tiro senza percorso obbligato su roccia ed erba (attenzione!).
Al terzo tiro, ignorare un cordone a destra e seguire il gran diedro (tre chiodi ben visibili). Giunti in una grotta muschiata, si trova uno spit sulla destra ove conviene sostare. Il tiro successivo parte a sinistra, raggiunge due chiodi e poi, con traversino esposto verso destra, ci si riporta nel fondo del gran diedro che si risale con passi impegnativi (qualche chiodo, difficile integrare).
Per la discesa, due alternative:
1- proseguire lungo la cresta in direzione sud fino a reperire, sul lato sinistro, una sosta attrezzata per la calata. Dovrebbe essere possibile scendere in doppia lungo questa via, soluzione citata sulla guida ma da noi non verificata.
2- proseguire lungo tutta la cresta sommitale in direzione sud fin dove questa comincia ad abbassarsi. Seguirla ancora cercando degli ometti (ogni tanto qualche traccia) fino a reperire una sosta di calata a spit che porta alla base del ghiaione in prossimità di un colle da cui parte un evidentissimo sentiero che riporta al rifugio. In questo caso non si ripassa alla base della parete. Attenzione! Discesa un po’ esposta e roccia spesso rotta.