E' una cima, defilata, lontana, scomoda da raggiungere e coi suoi faticosi sfasciumi e terreno instabile, non ha niente di che da offrire. Ma se salita in tarda primavera, quando la quota neve sia intorno ai 2500 m, potendo così affrontare il lungo dislivello di avvicinamento su terreno pulito, offre una magnifica salita sui suoi terreni innevati in ambiente selvaggio di prim’ordine, dalle difficoltà non banali. Le condizioni del suo itinerario sono facilmente visibili dalla bassa Val Susa o dalla strada del Moncenisio. L’itinerario descritto si svolge pendii nevosi piuttosto ripidi ed esposti che richiedono abitudine nell’affrontare questi terreni, neve sicura e stabile. La zona non è raggiungibile nel periodo invernale a causa del pericolo di caduta valanghe.
Essendo il percorso molto diretto e poco dispersivo, la punta può essere raggiunta anche in giornata da Novalesa, altrimenti si può spezzare la gita in due giorni, pernottando al Rif. Stellina. Occorre considerare che il dislivello di salita al rifugio è di 1782 metri da affrontare con zaini carichi di acqua e viveri per due giorni. Per le informazioni relative al Rifugio Stellina e all’itinerario di salita, si rimanda all’itinerario di salita da Novalesa, presente su questo sito.
Materiale necessario: piccozza, ramponi e casco.
Il canale SO, a parte il pendio iniziale di accesso a monte del Rifugio Stellina, ha uno sviluppo di circa 400 m, piuttosto largo, con pendenze iniziali sui 35° fino ai 40° nel tratto finale prima dell’uscita. Può essere affrontato anche in discesa (attenzione però che il canale quando prende sole è soggetto a caduta pietre).
Il versante OSO, consigliabile per la discesa, si sviluppa per più di 700 metri di dislivello, con pendenze intorno ai 35° e qualcosa in più nella parte superiore (40°). nell'ultimo tratto di uscita in vetta. In estate, a secco, il percorso è escursionistico (EE), contrassegnato con segni gialli, e rappresenta la via normale di salita dalla Val Cenischia.
Da Novalesa si raggiunge il Rif. Stellina come da itinerario presente su questo sito.
Al rifugio si può scegliere di pernottare o meno. Se si pernotta ma si scende dal versante OSO, conviene non lasciare niente in Rifugio perché al ritorno è più breve e diretto non passare più da li. A monte del rifugio è evidente il canale SO che si infila sinuoso sotto la verticale della Punta Marmottere. Lo si raggiunge percorrendo per un breve tratto il sentiero per il Colle di Novalesa che a monte del rifugio prosegue lungo la cresta, quindi si volge a sx per immettersi nell’ampia conoide. L’uscita del canale sparisce sulla sinistra (guardandolo) e si sbuca ad una spalla nevosa (3250 m ca). Si prosegue quindi la salita con un traverso ascendente sospeso e un po’ esposto verso sx, sino ad immettersi a destra sullo scivolo finale sotto l’eventuale cornice di vetta che la si supera nel punto più debole, uscendo a pochi metri dall’ometto posto sull’ampia cima.
Discesa: dal canale SO o dal versante OSO. In questo secondo caso dalla vetta percorrere qualche metro della cresta NO quindi volgere a sx e cominciare la discesa del versante. Dopo un primo tratto ripido (40°), le pendenze diminuiscono (35°). Scendendo si piega leggermente a dx per aggirare un salto, quindi verso i 2800 mi si piega decisamente a sx puntando ad un evidente colletto sotto una barra rocciosa che si raggiunge con una leggera risalita. Sul alto opposto del colletto appare un sentiero, scavato nel pendio prativo, che scende a intercettare quello che collega l’Alpe Tour al Rif. Stellina. Se lo si segue verso sx si torna al rifugio. In caso di residuo innevamento conviene invece puntare direttamente a valle del rifugio, scendendo una valletta con la quale si raggiunge una curva del sentiero a quota 2350 m.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25000 n.3 Val di Susa Val Cenischia Rocciamelone Val Chisone